Il discorso del re.

Breve traduzione in lingua italiana del discorso di Napolitano per il suo secondo mandato da Presidente della Repubblica.

“In questi anni me ne sono fregato della Costituzione, ho manovrato sotto banco per influenzare le scelte politiche, per rafforzare la stabilità del bipolarismo, per far rispettare il ruolo dell’Italia nelle guerre della NATO e nell’austerità dell’Unione Europea.

Purtroppo voi manica di imbecilli dei partiti siete ancora legati al consenso elettorale per cui avete premura di fare un governo di Grande Coalizione come si fa in Germania quando si devono fare porcate troppo grosse per prendersene tutta la responsabilità.

Per questo mi sono dovuto inventare il governo tecnico, solo che anche lì siete riusciti a farla fuori dal vaso, a voi dei partiti vi avevo detto di starvene tranquilli, invece vi siete messi a scannarvi per raggiungere il premio di maggioranza. Poi i tecnici c’hanno fatto l’abitudine a comandare senza che nessuno gli dicesse nulla e si sono fondati il loro partito. Che è anche una rottura di coglioni perchè io voglio il bipolarismo.

Poi avete fatto talmente un casino che son due mesi che non ne venite a una e io devo continuare a rintuzzare Grillo. Mi son dovuto inventare le commissioni, ma no, non siete riusciti a capire neanche con l’aiutino.

Quindi, mettiamo in chiaro le cose. Io a sto giro me ne frego delle apparenze, basta con le cose sotto banco. Se non fate come dico io una bella Grande Coalizione e se non applicate l’austerità senza fiatare, io mi dimetto e vi lascio nella merda, e voglio vedervi a far risolvere le cose a Renzi e Alfano, voglio vedervi.

Care italiane e cari italiani,
Viva la NATO! Viva l’Unione Europea! Viva il Vaticano!”

the new Pope and China’s new leaders

Affinità e divergenze tra Bergoglio e Xi Jinping

lijia zhang's blog

Last week, I was interviewed by Germany’s Stern magazine about my hope for the new Pope. I am not sure how much they used it, if at all, here’s my view.

My hope for the new pope is just like ordinary Chinese people’s hope for our new leader – that he will introduce genuine reforms.

One can easily draw comparison between Catholic establishment and Chinese Communist Party, except that the latter has proved itself to be more flexible and adaptable.

The world has changed so much but not the Catholic establishment. I hope the new Pope will inject new blood and more vitality into it by modernizing it, making it more open, transparent and more relevant to the people. I hope he’ll consider the ordination of women and give women more leadership roles and bigger voice. And contraception and abortion shouldn’t be issues – this is 21st century.

I hope…

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Un riassunto degli ultimi giorni.

Napolitano ha nominato delle commissioni politico-istituzionali per spingere al dialogo dei partiti che si sono messi daccordo per rieleggere Napolitano che a sua volta darà l’incarico di governo a un nome uscito dalle trattative tra i partiti presenti nelle commissioni nominate da Napolitano.

Nel frattempo, qualcuno nel PD ha scoperto l’acqua calda e s’è accorto che a fare un partito insieme ai democristiani e ai teorizzatori dela superamento della divisione destra/sinistra, si finisce ad avere persone di destra nel partito.

Chi l’avrebbe mai detto che Renzi si sarebbe potuto comportare da persona da destra? Chi?

Berlusconi non è in grado di tenere insieme il blocco sociale delle destre, deve accettare la presenza di Monti, ma è l’unica alleanza possibile per il centrosinistra dal momento in cui si esclude l’alleanza con Grillo. Ennesimo frutto avvelenato delle manovre di Napolitano, della legge elettorale lasciata invariata per volontà del PD e del governo dei tecnici.

Vedi alla voce “Voto Utile”

La cosa peggiore non è Marini

La cosa peggiore è che anche lo scoglionamento verso il PD è politicistico.

Vi stupite che Bersani e Alfano si abbraccino? Beh, hanno governato insieme per un anno…

Spieghiamoci. Della scelta tra Marini o Rodotà (e forse un terzo che godrà tra i due litiganti) importa solo a una piccola minoranza di persone che, se non sono militanti, seguono la politica e ci tengono a essere informati. Per la stra grande maggioranza della popolazione italiana probabilmente Marini e Rodotà pari.

Ma torniamo alla piccola minoranza degli informati, il ceto riflessivo, il popolo del centrosinistra… se pensiamo a queste persone, il peggio non è più che i vertici del centrosinistra sono dei pupazzetti teleguidati da Napolitano verso l’obiettivo del governo di Grande Coalizione. Il problema è che queste persone riescono a indignarsi solo su questione politiciste. Un anno di governo di massacro sociale col sostegno del PD ha fatto perdere milioni di voti tra quella maggioranza di popolazione che se ne frega di Marini e Rodotà, ma non ha scalfitto la base militante del centrosinistra. C’è voluta una manovra di palazzo per fare quello che non è riuscito a fare la riforma dell’articolo 18, le guerre, le pensioni, il Fiscal Compact…

Il peggio quindi non è Marini, è questa distanza tra la piccola minoranza che segue la politica e la grande maggioranza che vive in un mondo reale pesantemente spoliticizzato. Intendiamoci, certamente sarebbe meglio se a livello di massa ci fosse la percezione che Rodotà è meglio di Marini, ma in questa situazione è la minoranza militante (dire avanguardia sarebbe decisamente troppo) che scava un fossato tra sè e la massa.

Poi faranno riunioni in cui si guarderanno esterrefatti chiedendosi come sia possibile che la gente voti ancora Berlusconi o segua il populismo grillino.

P.s.: a proposito di cose politiciste, la pochezza degli Orfini e dei Fassina è disarmante, sono riusciti a lasciare alle destre renziane la palma dei non allineati. Altro che Melenchon e sogni di scissione del PD, c’è da rimpiangere i tempi di Mussi e del Correntone DS…

Marini. O, la zampata di Napolitano.

Dicevo nel post precedente che bisognava aspettare e vedere se la manovra di Napolitano con i saggi avrebbe dato i suoi frutti.

Per il momento quello che sappiamo è che Bersano ha imposto al Partito Democratico l’accordo col PdL e con Monti sul nome di Marini, ex sindacalista cislino, ex segretario del Partito Popolare Italiano ed ex presidente del Senato. È in tutta evidenza un nome che può fare da viatico alla Grande Coalizione o comunque a un governo con un accordo largo, come auspicato e manovrato da Napolitano.

Vignetta a caso. Marini è così noioso che non gli fanno neanche le vignette brutte come alla Bonino.

Che ci riesca, è da vedere. È da vedere anche che diventi effettivamente Presidente della Repubblica, l’assemblea del PD ha ratificato la proposta di Bersano con 299 sì, 90 no e 30 astenuti. Per eleggere Marini alla prima votazione il PD dovrebbe votare compatto insieme a montiani e berlusconiani, e una bocciatura alle prime votazioni potrebbe aprire altre strade come la terrificante Bonino, una confluenza su Rodotà o la seconda venuta di Cristo…

È interessante notare che nella discussione interna al PD, a opporsi all’opzione Marini è stata la destra renziana, la cosiddetta “sinistra del PD” si è divisa tra Orfini, che ha chiesto di prendere tempo e cercare un candidato che non spaccasse il Partito, e Fassina, che s’è schierato per l’ennesima volta alla difesa pretoriana di Bersani, dicendo che Franco Marini è in grado di ricostruire una connessione sentimentale con il paese.

Un utile promemoria per chi s’illude che Fassina possa essere una specie di Melenchon nostrano.

L’autunno del Peggiore

L’autunno del Peggiore

Tra due giorni cominciano le votazioni per il nuovo capo dello stato, Napolitano finisce il suo settennato tra le lodi dei media borghesi ma, in realtà, si candida a essere il Peggiore Presidente Della Repubblica di sempre.

E non è che la concorrenza non fosse agguerrita, eh!

In quest’autunno del suo settennato, le manovre politiche di Napolitano (spesso spinte ben oltre il dettato costituzionale) stanno mostrando tutto il loro fiato corto. L’obiettivo di stabilizzare il bipolarismo dell’alternanza è scoppiato con le elezioni di Febbraio. Il tentativo di far diventare Monti il referente del polo di centrodestra è fallito, la destra italiana continua a non essere “la normale destra europea” agognata dall’Economist, da Repubblica e dal PD. Monti s’è fatto il suo piccolo polo di centro e Grillo s’è fatto il suo grande polo “né di destra né di sinistra”, alla faccia di chi dopo le elezioni regionali siciliane si ostinava a non sentire nessun boom.

I can’t hear you over the sound of Draghi dictating me!

Prima di lasciare la scena Napolitano ha voluto provare a lasciare la sua impronta sul prossimo governo. Il senso della manovra dei gruppi dei saggi è evidente: favorire un governo di larghe intese con PD, Monti, PdL e Lega, o quantomeno un governo di non belligeranza. Se il tentativo (per la cronaca, brutalmente al di fuori di qualsiasi potere costituzionale della Presidenza della Repubblica) avrà buon esito lo sapremo solo nei prossimi giorni. Napolitano però ha voluto approfittare della fine del suo mandato per togliersi la soddisfazione di poter dire “avevo ragione io” a Berlinguer, rievocando il governo della non sfiducia, ovvero quando nel 1976 il PCI favorì la nascita del governo Andreotti non votandogli contro.

Tralasciamo pure il fatto che il governo della non sfiducia fu un fallimento totale e che l’avvicinamento del PCI al governo si era interrotto ben prima del rapimento Moro (lo spiega bene Lucio Magri né Il Sarto Di Ulm), il discorso di Napolitano sembrerebbe a prima vista un elogio di Berlinguer e del suo compromesso storico. Sembrerebbe la riproposizione dell’argomento “l’avrebbe fatto anche Berlinguer se Moro non fosse stato ammazzato” già usato per giustificare la nascita del PD. E invece Napolitano ha voluto attaccare anche certe campagne che si vorrebbero moralizzatrici e in realtà si rivelano, nel loro fanatismo, negatrici e distruttive della politica. Ovviamente l’obiettivo odierno è il Movimento di Grillo, ma se ragioniamo sulla storia del PCI appare chiaro che sia un attacco al “secondo Berlinguer”, quello che dopo l’immobilismo della fine degli anni ’70, chiude al dialogo con i socialisti di Craxi (che invece Napolitano voleva, fortissimamente) e lancia la questione morale, quello che sta con gli operai che occupano la FIAT e che si rifiuta di socialdemocratizzare il Partito Comunista.

Secondo Fassino stava dicendo di non occupare la FIAT. (Not joking, Fassino dice davvero che Berlinguer sarebbe stato frainteso. Berlinguer ha preceduto anche Berlusconi! Un altro segno della necessità di larghe intese)

L’autunno del Peggiore è, in fin dei conti, il momento in cui Napolitano cerca di smontare definitivamente ciò che la primavera del PCI aveva costruito.

 

Dio ci salvi dalla Bonino.

Da che ho memoria (facciamo dal ’98-’99) Emma Bonino è stata (auto)candidata a qualsiasi cosa. Non c’è carica per cui il chilometrico curriculum internazionale di Emma non sia compatibile, dalla Presidenza della Repubblica alla presidenza di regioni a caso passando per qualsiasi ministero e qualsiasi incarico europeo. E ovviamente non c’è nessuno dei gravosi impegni che non possa essere messo da parte per assumere una carica di rilievo nella politica italiana. Che sia difendere i consumatori presso l’Unione Europea o sfidare i signori della guerra in Africa e nei Balcani o istituire un qualche Tribunale Internazionale (che questi tribunali processino solo quelli con la pelle troppo scura lo state pensando voi, malfidenti), Emma è sempre pronta a tornare in Italia ad assumersi gravosi compiti.

La Bonino è misteriosamente in grado di non finire mai nel mirino di nessun satirista di livello. Cercando su Google Immagini questa è la vignetta migliore che si trova. Giuro. Immaginate le altre.

E, ovviamente, cotanta prontezza ad affrontare ogni problema dell’umanità non può essere frenata dalle piccolezze della politica, da quelle cose da politicanti di terz’ordine come la coerenza o il consenso.

Perché Emma si è candidata con tutti, ovviamente col Partito Radicale, ma non solo, nel ’94 è eletta senatrice col Polo Delle Libertà in quota Forza Italia, in quel periodo farà il salto a Commissario Europeo. Dopo un periodo in cui porta i Radicali a correre da soli, nel 2006 cambia sponda e crea la Rosa Nel Pugno, unendo i Radicali e socialisti sparsi, è eletta col centrosinistra e diventa Ministro. Due anni più tardi fa parte della “pattuglia” radicale nelle liste del PD. Poi decide ancora di andare in solitaria, presentando la lista dei radicali alle elezioni del 2013.

C’è un altro dettaglio, in tutte queste giravolte, il consenso popolare Emma non l’ha (quasi) mai avuto. Solo alle Europee del ’99 la Lista Bonino ha sfondato l’8%, per il resto s’è aggirata sul 2%, a volte s’è imboscata nelle liste degli altri. L’ultima volta, ha preso lo 0,2%. Come candidata Presidente della Regione Lazio è riuscita a farsi sconfiggere dalla Polverini, una creatura concepita in vitro durante le trasmissioni di Floris che nel mondo reale non è neanche riuscita a far presentare la lista del suo partito alle elezioni. Ma è riuscita a sconfiggere la Bonino.

E allora viene da chiedersi, com’è che una persona che non ha mai preso i voti risulti “la più voluta dagli italiani” quando si tratta di sondare le preferenze per la Presidenza della Repubblica? Come diavolo è possibile che il 30% degli italiani la vogliano alla massima carica della Repubblica e poi il 29,8% si dimentica di votarla?

Sarà forse che Emma è la candidata ideale per fare melina, per distrarre l’opinione pubblica mentre si prepara la successione a Napolitano (e prima a Ciampi, e prima ancora a Scalfaro). Perché Emma è abilissima nel piacere a tutti senza che attorno al suo nome si possano creare discussioni sugli indirizzi politici. Perché lei è per la non violenza totale e per i bombardamenti sulla Iugoslavia, lei è contro l’esportazione della democrazia con la guerra ma assicuri che gli arabi preferiscono le sincere bombe democratiche dell’America di Bush alla vecchia partitocrazia europea (giuro, l’ha detto davvero), lei è liberista fino all’osso ma ha collaborato con la sinistra estrema, lei è anticlericale ma con Giovanni Paolo II ci andava d’accordo (che i comunisti andavano tirati giù, eh), lei è una donna cosmopolita lontana dalle bassezze italiane me se c’è da eleggere il presidente della Pro Loco di Torre Santa Maria è presente, lei è contro la partitocrazia ma riesce a prendere contributi pubblici anche quando respira (o meglio, quando va su Radio Radicale), lei è per i diritti umani in maniera intransigente ma è il primo sponsor della Turchia (nota per rispettare i diritti umani dei curdi…) in Italia.

Lei è liberale, liberista, libertaria, socialista democratica, garantista, berlusconiana, prodiana, veltroniana. Tutto e niente. Dio ci salvi da un Presidente della Repubblica così.

[Si, lo so che razionalmente le chance che sia anche solo in lizza per la Presidenza sono minime, ma non mettiamo limiti al peggio, che poi ci rimaniamo male e ci viene l’umore cattivo per giorni, eh]

[EDIT 14 Aprile, ore 17 e spicci: poi arriva Giannuli e dice quello che intendevo esprimere, molto meglio di me.]