A una settimana dalle europee, faccio dichiarazione di voto per la lista L’Altra Europa con Tsipras.
È una campagna elettorale brutta, preludio di affluenza bassa. Tra pochi giorni si vota e qua, nel cuore della pedemontana lombarda, in pochi sanno che ci sono le elezioni. Al mio paese i manifesti di Lega, Tsipras e Forza Italia (le altre liste ancora non pervenute) stanno affissi in un angolo che nessuno guarda. Durante i volantinaggi, è difficile far passare il concetto che ci sono anche le elezioni europee, oltre che le comunali.
Ho già ampiamente criticato il percorso che ha portato alla costruzione de L’Altra Europa, cui devo aggiungere l’assurda decisione di rompere col PdCI che ora rimane attaccato alla lista solo dal tenue filo della candidatura di Alleva. Una decisione rivolta contro un’organizzazione in crisi che però stava lavorando onestamente per la lista, un segnale di supponenza da chi pensa di poter fare il demiurgo dei destini delle sinistre. Ho firmato il manifesto dei Comunisti per Tsipras perché penso che anche dentro la lista ci siano delle questioni da marcare con forza.
Le motivazioni che indico qua sono da militante, ovviamente diverse da quelle con cui si fa campagna elettorale in una situazione di spoliticizzazione e disinformazione dilagante.
Voterò L’Altra Europa con Tsipras, per cui mi sono battuto, per cui ho raccolto firme e per cui faccio campagna elettorale insieme ai compagni del mio Partito e a tutte e tutti le compagne e i compagni che si sono aggregati e hanno lavorato per la proposta lanciata mesi fa da Ferrero, adottata dal IV Congresso del Partito della Sinistra Europea e poi implementata in Italia con tutto il percorso dei “6 garanti”.
L’Altra Europa e gli altri europei.
L’Altra Europa è l’unica lista i cui candidati andranno nel gruppo della Sinistra Unitaria Europea (GUE/NGL), l’unico che fa opposizione di classe e da sinistra alla grande coalizione dell’austerità composta da socialisti, popolari e liberali. Le altre liste sono o referenti della grande coalizione oppure si muovono su terreni ambigui (i Verdi, che sotto la guida dei Grune tedeschi non rigettano l’austerità) se non direttamente sul terreno della reazione (la Lega, ancora imparentata col Front National e altre destre estreme). Discorso a parte quello del Movimento 5 Stelle, senza alleanze europee non si sa cosa farà, anche se per onestà bisogna dire che in alcuni paesi europei (Grecia e Repubblica Ceca, in primis) si muovono movimenti simili con cui potrebbe far gruppo, nel caso avessero i numeri.
L’Altra Europa, oltre alle questioni dell’austerità, si oppone al colpo di stato che ha portato i nazisti al governo a Kiev e che ora rischia di smembrare l’Ucraina e farne il cavallo di troia per scatenare la guerra con la Russia. Opporsi alla nascita di governi fascisti ovunque nel mondo è un dovere, ma l’Ucraina non è solo una questione di un paese esotico. L’Ucraina rischia di essere per l’Europa centrale quello che i balcani sono stati per la destra estrema greca: una palestra per l’addestramento militare e per la radicalizzazione politica. È già chiaro che, nei giorni che hanno portato alla deposizione di Yanukovich, fascisti ed estremisti vari da paesi come Polonia e Ungheria hanno aiutato i fascisti locali di Svoboda e Pravi Sektor. Alcune voci inquietanti, ancora da verificare, parlano di legami tra ambienti fascisti italiani e Kiev. In ogni caso, questo segnala anche l’assoluta infondatezza delle posizioni “anti sistema” della fascisteria europea e italiana. Dopo tanta retorica, alla prima occasione sono accorsi a sostenere un colpo di stato con l’obiettivo di far entrare l’Ucraina nell’orbita NATO.
Un dovere internazionalista.
Mentre scrivo arrivano i primi risultati delle elezioni ammnistrative in Grecia, con Syriza in testa per il sindaco di Atene, i nazisti di Alba Dorata che (nonostante le pie illusioni seguite all’assassino di Fyssas) aumentano i consensi e i socialisti del PASOK che vanno giustamente verso la fine della loro storia, si mantengono bene anche i comunisti del KKE. Tra una settimana è probabile che Syriza sia il primo partito alle elezioni europee in Grecia, sia che l’effetto sia la caduta del governo e elezioni immediate, sia che si trovi una formula per navigare a vista ancora per qualche tempo, è sempre più probabile che Tsipras si trovi, nel giro di pochi mesi, al governo. Non credo si debba mitizzare l’esperienza di Syriza, carica di contraddizioni e delle difficoltà che incontra un partito che in pochi anni è passato da annaspare attorno alla soglia di sbarramento al doversi assumere la prospettiva del governo nella crisi più feroce della Grecia moderna. Non credo neanche che si debba alimentare il derby tra Syriza e il KKE (che a ora rifiuta di formare governi di sinistra che non prevedano l’uscita dall’euro). Credo che sia un dovere internazionalista continuare a informare sui fatti della Grecia e dare solidarietà al popolo greco e alle organizzazioni popolari. Quando si formerà un governo Tsipras si formeranno enormi pressioni internazionali per spingerlo a rinnegare il programma popolare di Syriza oppure per spingere il paese al di fuori dell’area euro in maniera catastrofica. Non sarebbe da escludere neanche un colpo di stato mirato a disarticolare partiti e sindacati della sinistra. La feccia nazista disposta a fare il lavoro sporco, non mancherebbe.
Sostenere la lista L’Altra Europa è anche una maniera concreta per creare un clima di solidarietà col popolo greco.
Come andrà.
Non mi lancio in previsioni azzardate sul fatidico sbarramento del 4%. Faccio delle osservazioni. La lista ha iniziato male, presentando un’immagine intellettualistica ed elitaria di se, dissipando immediatamente quei sondaggi che come al solito all’inizio segnalano la potenzialità della sinistra unita al 10%, salvo poi ridimensionarsi quando si arriva alla proposta politica reale. Dopo un inizio stentoreo, la lista ha lentamente cominciato a lavorare meglio, a radicalizzare i contenuti e soprattutto a scegliere la piazza: dalla presenza al 25 Aprile al comizio che Tsipras terrà a Bologna passando per la manifestazione del decennale della Sinistra Europea a Roma e la manifestazione per i beni comuni contro la privatizzazione. Sono appuntamenti non oceanici se paragonati a mobilitazioni di soli pochi anni fa, ma se li si confronta con la tristissima campagna elettorale di Ingroia condotta tutta in sale chiuse con scarsa capienza, è tutto un altro paio di maniche. E si vede anche da un ritorno alla crescita nei sondaggi che ormai girano liberamente anche nelle ultime due settimane di campagna elettorale.
Le elezioni non saranno partecipate, non credo che l’affluenza supererà il 60%. Il circo dei media darà la colpa al voto solo di domenica o al fatto che non s’è capito bene il meccanismo d’indicazione del presidente della Commissione o agli euroscettici o a chissà cos’altro. Ovviamente, balle. La colpa sarà del fatto che i cittadini italiani percepiscono l’Europa come un potere lontano, in cui comandano quelli che non sono eletti mentre il Parlamento Europeo eletto col voto dei cittadini conta poco o nulla. Che il Sole 24Ore sia già in campagna per far si che dopo le elezioni popolari e socialisti facciano una grande coalizione per sostenere Lagarde invece che i propri candidati Juncker e Schulz, la dice lunga.
All’interno della scarsa partecipazione, Grillo ottiene i risultati migliori. Le piazze piene di questi giorni lo confermano, la campagna aggressiva che coniuga un’eurocritica “di sinistra” con inquietanti appelli alla DIGOS e un attacco frontale a qualunque tipo di sindacato (FIOM e sindacato di base in testa), paga. Chi pensava che il massacro televisivo cui è costantemente sottoposto il 5 Stelle da parte dei fini intellettuali della sinistra avrebbe infine pagato, non capisce nulla dell’era di polarizzazione politica che viviamo. Non saranno certe le prediche di Augias a convincere i figliol prodighi a tornare al capezzale del PD.
Saranno elezioni di destra, sparito ogni concorrente folkloristico (Forza Nuova, Fiamma etc) la rinata Alleanza Nazionale – Fratelli d’Italia di Meloni avrà un buon risultato e anche la Lega è in evidente ripresa dopo essersi salvata per il rotto della cuffia l’anno scorso investendo tutte le risorse (letteralmente) sull’elezione di Maroni in Lombardia. Vale appena la pena di notare che le posizioni antieuropeiste di leghisti e fratellitaliani sono una posa elettorale presa da chi ha votato tutto senza batter ciglio, da Maastricht al pareggio di bilancio in Costituzione.
In tutto questo, qualcuno deve rimanere schiacciato, e quel qualcuno è Renzi, la Madonna Pellegrina portata in processione da tutti i media mainstream che tra una settimana prenderà una discreta dose di realtà in faccia. Le fantasiose previsioni che indicano il PD “meglio del PCI di Berlinguer”, cioè sopra il 34,4%. dovrebbero anche provare a dire da dove Renzi tirerà fuori quei 2-3 milioni di voti in più rispetto al Febbraio 2013 che gli servirebbero per un risultato del genere. Forse grazie all’illusione statistica riuscirà a mantenere la percentuale, ma la perdita di voti assoluti sarà sanguinosa.
All’interno di questo quadro un risultato dignitoso della sinistra è possibile. Senza illusioni, cercheranno in ogni modo di massacrarci col voto utile, nessun angelico personaggio famoso verrà in nostro soccorso, possiamo contare solo sulla forza militante. Senza illusioni, un risultato dignitoso non risolverà le nostre contraddizioni, quelle tra SEL e Rifondazione sulle alleanze, quelle tra la sinistra “diffusa” e i partiti sulla forma organizzativa, quelle dilanianti sull’euro e sull’integrazione europea.
Un cattivo risultato, però, non sarà risolutivo tanto quanto uno buono. Nelle ultime tornate elettorali è sempre emersa la tentazione del far fallire i progetti per poter poi ricominciare da zero. L’esperienza ci dice che a ogni sconfitta non è mai corrisposta una “ripartenza da zero”, sono corrisposte nuove frantumazioni, nuovi rancori personalistici, nuove inadeguatezze.
Il non voto, con tutto il rispetto per gli amici anarchici, è l’opzione preferita da tutti i tecnocrati che non vogliono avere nessun disturbo interno alle istituzioni.
L’unica opzione possibile, è un voto a L’Altra Europa. Per chi vota nel Nord-ovest, con preferenza alla compagna Nicoletta Dosio.
Il giorno dopo le elezioni, ci ritroviamo nello scontro di classe.