Il 25 novembre ci sono le primarie del centrosinistra. Comincio a sentre gente che mi chiede se e cosa voterò alle primarie.
Sempre nello spirito che guida questo blog (cioè che tanto non lo legge nessuno quindi mi permetto di buttare insieme cose abbastanza ragionate e cose de panza) provo a spiegare perchè non ho la minima intenzione di partecipare.
Perchè in generale le primarie mi stanno sulle balle.
Le primarie sono uno strumento della politica americana, nascono in un contesto di elezione diretta del capo del governo che è anche capo di stato, in un sistema di due soli partiti disegnato per tagliare fuori qualsiasi opzione non-capitalista.
L’unica esportazione europea delle primarie è quella italiana. In Francia il candidato socialista alla Presidenza della Repubblica è stato scelto nelle ultime due tornate con una cosa chiamata “primarie”, ma che in realtà è una consultazione diretta degli iscritti al Partito Socialista. E in Francia c’è l’elezione diretta del Presidente!
In Italia non c’è l’elezione diretta nè del capo del governo nè del capo dello stato. Si elegge il parlamento che elegge il capo dello stato. Il capo dello stato consulta il parlamento e nomina il capo del governo. Certo, questo meccanismo è stato violentato in vent’anni in cui si è cercato di trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale, ma questo non toglie che votare il capo del governo sia fuorviante. Anche perchè non è detto da nessuna parte che chi viene votato alle primarie sia poi in grado di costruire un governo anche in caso di “vittoria” alle elezioni. Ma di questo parleremo più tardi.
Il sistema italiano non è bipartitico, ci sono a stento due vaghissimi campi politici, il centrodestra e il controsinistra, con in più forze che cercano di costruire i poli della sinistra , del centro e della destra. E il movimento di Grillo che ormai si accredita stabilmente come forza di rilevanza nazionale e si pone nettamente al di fuori dei due grandi poli. Il sistema italiano non può essere bipartitico. I sistemi bipartitici ci sono in paesi in cui le linee di fratture della società sono abbastanza nette, in cui si può dire che c’è UNA destra e UNA sinistra, coi laici da una parte e i confessionali dall’altra, senza grosse fratture territoriali etc etc etc. Sarà un caso, ma nessun paese europeo è perfettamente bipartitico. Solo gli USA hanno un sistema bipartitico, e non si tratta di una cosa naturale ma di un sistema disegnato apposta perché non sorgesse un terzo partito che facesse riferimento alla frattura di classe (i democratici, checchè ne dicano i loro epigoni italiani, non sono il partito del lavoro, al massimo sono il partito che riceve il sostegno dei sindacati).
Un altro argomento a favore delle primarie è che sarebbero uno strumento di partecipazione democratica e che hanno favorito la vittoria di candidati “avanzati” come Pisapia, Zedda, Rossi-Doria. Innanzitutto bisogna notare che il sindaco (come il presidente della provincia e della regione) è eletto direttamente dai cittadini, a differenza del presidente del consiglio. Ma, tornando alla partecipazione, quella delle primarie, in realtà, è una partecipazione una tantum. Una volta ogni cinque anni ti viene chiesto di votare, poi per gli anni seguenti non si può dire bah. Senza entrare nell’analisi di quello che viene fatto una volta al governo dai candidati “avanzati”, è fin troppo facile ricordare quante volte, e con che peso politico, la grande partecipazione delle primarie sia stata ignorata perchè aveva vinto il candidato sbagliato. Napoli. Palermo. E non risulta che nessuno sia stato invitato a partecipare quando, tra il primo e il secondo turno, Pisapia in sostanza imbarcò buona parte del terzo polo.
Infine, le primarie americane sono caratterizzate da un sistema di registrazione pubblica degli elettori. Se John Smith vuole votare Paul Johnson alle primarie del partito repubblicano, deve pubblicamente dichiarare di essere un repubblicano. Anche di questo parleremo più tardi, per il momento basti dire che in Italia è fin troppo facile immaginare casi in cui pacchetti di voti vengano spostati da soggetti esterni alle primarie. Qualcuno ha detto, un’altra volta, Palermo?
Perchè non partecipo a queste primarie.
Rifondazione sta, finalmente, dichiarando esplicitamente che non è possibile nessun accordo elettorale nazionale col PD. L’appoggio al governo Monti, alle misure di austerità europee e tutto quello che sappiamo. Quindi, ha ben poco senso che io mi metta a scegliere un “candidato premier” che non intendo sostenere.
Ma anche così c’è chi si chiede se non sia meglio comunque partecipare, per evitare che vinca Renzi, per far vincere Renzi così salta il centrosinistra, per far vincere Vendola. (O per far trionfare i marxisti per Tabacci. Si, questo fa parte degli svaccamenti che dicevo…)
Rimango comunque contrario.
Innanzitutto, in queste particolare primarie la possibilità che il “candidato premier” non sia in grado di formare un governo solo con le forze di SEL, PD e PSI è quasi una certezza. Se viene approvata senza grandi sconvolgimenti la legge elettorale che è stata presentata, è impossibile per il centrosinistra fare un governo. Si deve, come minimo alleare con l’UDC.
Per evitare che cani e porci votino in un’elezioni che non li riguarda, le primarie italiane prevedono una versione nostrana della registrazione pubblica. In verità, una più blanda firma sotto una carta d’intenti. Certo, si può decidere di firmare fregandosene, ma credo che mantenere un po’ di dignità faccia bene alla partecipazione politica. Io personalmente non intendo firmare una carta in cui si dichiara di accettare tutti gli impegni internazionali (leggasi guerre in Afghanistan, Libia e in futuro Siria) e in cui ci si lega mani e piedi ai trattati europei dichiarando che il limite massimo è la ricontrattazione concordata con gli altri paesi europei (l’abbiamo già sentito, lo diceva Hollande che poi ha votato il fiscal compact così com’è perché la Germania non intende ricontrattarlo). Una carta d’intenti in cui si dice che si conserveranno tutte le “riforme” del governo Monti non la posso proprio firmare, non mentre cerco di fare un referendum contro la riforma dell’articolo 18 e contro la riforma delle pensioni.
So già quali saranno le risposte: bisogna provare a cambiare anche solo poco, non si fa politica per la testimonianza, bisogna sconfiggere la deriva renziana. Tutto andato troppo oltre, non stiamo parlando di lottare pur sapendo che nelle condizioni date non si può avere tutto subito, stiamo parlando di non avere nulla e in più certificare che ne siamo pure contenti.
So che molti compagni voteranno. Ci vediamo tra qualche mese e ne riparliamo.