Contro Star Wars Episodio 7 ci vuole lo sciopero generale mondiale, a oltranza. E tutto il resto sono chiacchere!

Come Non Detto

La Disney acquisisce la Lucasfilm.

La mia prima reazione è stata questa:

Dopo la Pixar e la Marvel, la Disney ha comprato anche la Lucasfilm, così avremo altri film di Guerre Stellari. Si dice Star Wars? Ah, già. Come Spider-Man. Non più Uomo Ragno. Cose così.

Ovviamente, appena ho sentito STAR WARS 7, inutile lo neghi, ho iniziato a sbavare e a perdere urina. Non ci posso fare niente, è imbarazzante, ho cercato di curarmi con il cinema coreano, due volte a settimana, nel caso peggiori, mi prende un documentario sulla transumanza del 1972, me lo guarda prima di dormire.

Però.

Personalmente credo che un potere così grande, nelle mani di una sola compagnia, non sia mai una cosa buona. Anche Dio è uno e trino (dove la Pixar è lo Spirito Santo).

E’ come dare la possibilità di scaricare dei film dalla rete a un adolescente.

Userà questo potere…

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Ballerine, nani, comici e Barnard

E poi boh… i paladini della MMT si comportano come fossero un film di Totò.
Ma i film di Totò sono più seri.

Mazzetta

Featuring Francesco Maria Toscano per la Provincia di Reggio Calabria, Paolo Barnard, Il Grande Oriente d’Italia Democratico, Sergio Di Cori Modigliani e con la partecipazione straordinaria della MMT.

Quando hanno proposto alla mia attenzione “il carteggio“, come sarà definito di seguito, sapevo che immergermi in questa vicenda avrebbe significato un bagno nel prolisso, ma una veloce scorsa ai protagonisti della vicenda mi ha convinto ad affrontare l’impresa.

Il carteggio a sua volta è integrato da altri testi pesantini, ma il sacrificio ha pagato e dalle infinite righe che sta partorendo questo confronto tracimato in rete, ho potuto trarre diverse informazioni e alcuni passaggi davvero illuminanti sulla qualità di un discreto gruppo di salvatori della patria, alcuni dei quali amano presentarsi come rivoluzionari al “popolo della rete” e in particolare alla sottospecie più boccalona di questa mistica identità, troppo spesso invocata a vanvera.

Oggetto della tenzone è un convegno…

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Perchè alle primarie non voto

Il 25 novembre ci sono le primarie del centrosinistra. Comincio a sentre gente che mi chiede se e cosa voterò alle primarie.
Sempre nello spirito che guida questo blog (cioè che tanto non lo legge nessuno quindi mi permetto di buttare insieme cose abbastanza ragionate e cose de panza) provo a spiegare perchè non ho la minima intenzione di partecipare.

Perchè in generale le primarie mi stanno sulle balle.

Le primarie sono uno strumento della politica americana, nascono in un contesto di elezione diretta del capo del governo che è anche capo di stato, in un sistema di due soli partiti disegnato per tagliare fuori qualsiasi opzione non-capitalista.

L’unica esportazione europea delle primarie è quella italiana. In Francia il candidato socialista alla Presidenza della Repubblica è stato scelto nelle ultime due tornate con una cosa chiamata “primarie”, ma che in realtà è una consultazione diretta degli iscritti al Partito Socialista. E in Francia c’è l’elezione diretta del Presidente!

In Italia non c’è l’elezione diretta nè del capo del governo nè del capo dello stato. Si elegge il parlamento che elegge il capo dello stato. Il capo dello stato consulta il parlamento e nomina il capo del governo. Certo, questo meccanismo è stato violentato in vent’anni in cui si è cercato di trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale, ma questo non toglie che votare il capo del governo sia fuorviante. Anche perchè non è detto da nessuna parte che chi viene votato alle primarie sia poi in grado di costruire un governo anche in caso di “vittoria” alle elezioni. Ma di questo parleremo più tardi.

Il sistema italiano non è bipartitico, ci sono a stento due vaghissimi campi politici, il centrodestra e il controsinistra, con in più forze che cercano di costruire i poli della sinistra , del centro e della destra. E il movimento di Grillo che ormai si accredita stabilmente come forza di rilevanza nazionale e si pone nettamente al di fuori dei due grandi poli. Il sistema italiano non può essere bipartitico. I sistemi bipartitici ci sono in paesi in cui le linee di fratture della società sono abbastanza nette, in cui si può dire che c’è UNA destra e UNA sinistra, coi laici da una parte e i confessionali dall’altra, senza grosse fratture territoriali etc etc etc. Sarà un  caso, ma nessun paese europeo è perfettamente bipartitico. Solo gli USA hanno un sistema bipartitico, e non si tratta di una cosa naturale ma di un sistema disegnato apposta perché non sorgesse un terzo partito che facesse riferimento alla frattura di classe (i democratici, checchè ne dicano i loro epigoni italiani, non sono il partito del lavoro, al massimo sono il partito che riceve il sostegno dei sindacati).

Un altro argomento a favore delle primarie è che sarebbero uno strumento di partecipazione democratica e che hanno favorito la vittoria di candidati “avanzati” come Pisapia, Zedda, Rossi-Doria. Innanzitutto bisogna notare che il sindaco (come il presidente della provincia e della regione) è eletto direttamente dai cittadini, a differenza del presidente del consiglio.  Ma, tornando alla partecipazione, quella delle primarie, in realtà, è una partecipazione una tantum. Una volta ogni cinque anni ti viene chiesto di votare, poi per gli anni seguenti non si può dire bah. Senza entrare nell’analisi di quello che viene fatto una volta al governo dai candidati “avanzati”, è fin troppo facile ricordare quante volte, e con che peso politico, la grande partecipazione delle primarie sia stata ignorata perchè aveva vinto il candidato sbagliato. Napoli. Palermo. E non risulta che nessuno sia stato invitato a partecipare quando, tra il primo e il secondo turno, Pisapia in sostanza imbarcò buona parte del terzo polo.

Infine, le primarie americane sono caratterizzate da un sistema di registrazione pubblica degli elettori. Se John Smith vuole votare Paul Johnson alle primarie del partito repubblicano, deve pubblicamente dichiarare di essere un repubblicano. Anche di questo parleremo più tardi, per il momento basti dire che in Italia è fin troppo facile immaginare casi in cui pacchetti di voti vengano spostati da soggetti esterni alle primarie. Qualcuno ha detto, un’altra volta, Palermo?

Perchè non partecipo a queste primarie.

Rifondazione sta, finalmente, dichiarando esplicitamente che non è possibile nessun accordo elettorale nazionale col PD. L’appoggio al governo Monti, alle misure di austerità europee e tutto quello che sappiamo. Quindi, ha ben poco senso che io mi metta a scegliere un “candidato premier” che non intendo sostenere.
Ma anche così c’è chi si chiede se non sia meglio comunque partecipare, per evitare che vinca Renzi, per far vincere Renzi così salta il centrosinistra, per far vincere Vendola. (O per far trionfare i marxisti per Tabacci. Si, questo fa parte degli svaccamenti che dicevo…)

Rimango comunque contrario.

Innanzitutto, in queste particolare primarie la possibilità che il “candidato premier” non sia in grado di formare un governo solo con le forze di SEL, PD e PSI è quasi una certezza. Se viene approvata senza grandi sconvolgimenti la legge elettorale che è stata presentata, è impossibile per il centrosinistra fare un governo. Si deve, come minimo alleare con l’UDC.

Per evitare che cani e porci votino in un’elezioni che non li riguarda, le primarie italiane prevedono una versione nostrana della registrazione pubblica. In verità, una più blanda firma sotto una carta d’intenti. Certo, si può decidere di firmare fregandosene, ma credo che mantenere un po’ di dignità faccia bene alla partecipazione politica. Io personalmente non intendo firmare una carta in cui si dichiara di accettare tutti gli impegni internazionali (leggasi guerre in Afghanistan, Libia e in futuro Siria) e in cui ci si lega mani e piedi ai trattati europei dichiarando che il limite massimo è la ricontrattazione concordata con gli altri paesi europei (l’abbiamo già sentito, lo diceva Hollande che poi ha votato il fiscal compact così com’è perché la Germania non intende ricontrattarlo). Una carta d’intenti in cui si dice che si conserveranno tutte le “riforme” del governo Monti non la posso proprio firmare, non mentre cerco di fare un referendum contro la riforma dell’articolo 18 e contro la riforma delle pensioni.

So già quali saranno le risposte: bisogna provare a cambiare anche solo poco, non si fa politica per la testimonianza, bisogna sconfiggere la deriva renziana. Tutto andato troppo oltre, non stiamo parlando di lottare pur sapendo che nelle condizioni date non si può avere tutto subito, stiamo parlando di non avere nulla e in più certificare che ne siamo pure contenti.
So che molti compagni voteranno. Ci vediamo tra qualche mese e ne riparliamo.

Scurati e Mo Yan

Antonio Scurati non ha preso bene la notizia del nobel a Mo Yan. E la reazione dei più (delle 20 anime che leggono questo blog, facciamo 14-15…) potrebbe essere giustamente un bel chissenefrega.

E stavolta posso dire di aver letto qualcosa del Nobel per la letteratura, e di averlo anche apprezzato before it was cool

Però a me la polemica piace.

Scurati scrive almeno due castronerie enormi.

1) L’Accademia assegna il nobel per ragioni politiche ad autori “marginali” come Dario Fo o Mo Yan.

Dario Fo sarebbe un autore la cui opera teatrale non esiste senza l’autore stesso sulla scena. Non mi risulta che Fo vada in giro per il mondo ad eseguire le sue opere nelle 30 lingue in cui sono state tradotte. E per di più è falso che anche in Italia le opere di Fo esistano solo con lui sul palco.

I motivi per cui Mo Yan sarebbe “marginale” non sono dati sapere (c’è, daltronde, il fondato sospetto che Scurati non abbia mai letto una riga del neo-Nobel). In compenso dai miei ricordi degli esami di Cultura Cinese Mo Yan è uno dei più importanti, se non IL più importante, autore della letteratura delle radici, quella letteratura che dopo il black out della Rivoluzione Culturale cominciò a portare alla luce la storia sociale cinese. Il romanzo più citato di Mo Yan è Sorgo Rosso, ma a me piace ricordare Il Supplizio Del Legno Di Sandalo, un romanzo in cui la storia della colonizzazione occidentale in Cina esce fuori con tutto il suo sangue (e le sue piaghe purulente, un dettaglio a cui Mo Yan tiene molto). Una colonizzazione ampiamente dimenticata dalle nostro parti (praticamente solo chi è specialista o ha letto Shanghai Devil sa che noi italiani avevamo una delegazione a Tianjin), forse leggere un po’ della letteratura “marginale” potrebbe essere una buona rinfrescata per la memoria di qualcuno.

2) Per Scurati dovremmo fregarcene dei romanzi cinesi come i cinesi se ne fregano dei romanzi occidentali. E qua viene da chiedersi dove viva Scurati.

Forse s’è perso i dati di vendita dei best seller occidentali in Cina. E forse s’è perso l’attaccamento di generazioni di scrittori cinesi ai grandi classici della letteratura occidentale: Lu Xin e Ba Jin prima, Yu Hua, Mo Yan o Dai Sijie dopo. Se Scurati si fosse preso la briga di leggerli non scriverebbe certe cazzate.

Leggere gli autori cinesi non è obbligatorio, farlo prima di scrivere di autori cinesi si.

Edit delle 22 e spicci: nei commenti Scurati dice di aver letto alcune cose di Mo Yan e di averle anche apprezzate, il suo non è un attacco all’autore ma a come viene assegnato il nobel. Ai miei occhi, è un’aggravante.

Hobsbawm: la spina nel fianco del pensiero unico.

Eric Hobsbawm è morto.

Quando la destra italiana faceva la campagna contro i libri di testo marxisti, si può stare certi che si riferissero all’adozione de Il Secolo Breve come testo della 5^a superiore, o ai tanti che da quell’opera traevano spunto.

Diceva:”Mi sembra che sia molto importante scrivere storia rivolta non soltanto all’accademia. Nell’arco della mia vita la tendenza dell’attività intellettuale è stata quella di concentrarsi in modo crescente nelle università e di farsi sempre più esoterica, tanto da consistere nel lavoro di professori che parlano per altri professori, ascoltati distrattamente da studenti che devono ripetere le loro idee per poter superare i programmi di esami fissati da professori. Questo restringe considerevolmente la disciplina intellettuale”

Per questo è stato la spina nel fianco del pensiero unico dominante. Perchè non solo si ostinava a leggere la storia attraverso il marxismo, contraddicendo gli assunti per cui “non c’è più la lotta di classe” o “la storia è finita”. Lo faceva con rigore e rompendo il monopolio delle posizioni neo liberali nella cultura di massa.

Per questo, il 99% dei tributi che gli vengono riconosciuti oggi dai giornali borghesi sono semplicemente ipocriti. L’1%, invece, è sinceramente ignorante.

P.s.: Hobsbawm non è stato principalmente uno storico del ‘900. Anzi, il suo campo d’elezione era l’800. Un ricordo più vasto di Gennaro Carotenuto.