L’aria che tira tra gli statalisti cinesi

Traduzione al volo dell’articolo di Wu Qiang originariamente apparso su Qiushi. Wu è assistente caporedattore nella rivista teorica del Partito Red Flag Manuscript. Alla viglia del Congresso del Partito il suo intervento, come molti altri apparsi sulla stampa ufficiale, indica che la strada per un nuovo ciclo di privatizzazioni non è spianata.

Alcune questioni riguardanti la riforma dei monopoli.

Il rapporto del 17esimo Congresso del Partito riporta delle prescrizioni chiare a riguardo della riforma dei monopoli:”Approfondire la riforma dei monopoli, introdurre meccanismi concorrenziali, ampliare la supervisione del governo e della società”.

1) La riforma delle industrie monopolistiche è ristagnata?

Nella discussione affrontata dal partito, alcuni articoli hanno criticato la dinamica della riforma delle imprese monopolistiche come insufficiente, sostenendo che questo aspetto delle riforme sia stato ritardato o addirittura lasciato a ristagnare. Ci sono stati articoli che hanno definito la riforma come “spremitura di dentifricio”; ci sono stati anche articoli estremi che hanno sostenuto che “i monopoli nel loro complesso non sono stati riformati per nulla”.

Alcuni di questi punti di vista mancano di coerenza con la realtà. La riforma delle imprese monopolistiche nel nostro paese è iniziata negli anni ’80 dello scorso secolo. Attraverso un processo ininterrotto di riforme, le tradizionali imprese monopolistiche come l’elettricità, le telecomunicazioni, l’aviazione civile, il petrolio e così via sono già state trasformate in settori in cui è presente la concorrenza. Con l’entrata nel nuovo secolo, il governo ha fatto passi avanti nella riforma, rendendo più facile l’accesso al mercato e ponendo come centro della riforma l’avvio di meccanismi concorrenziali. Nel Febbraio del 2005 sono stati pubblicati i “36 punti” delle “Opinioni del Consiglio di Stato per il sostegno e la guida dello sviluppo dell’impresa individuale non pubblica” in cui si afferma esplicitamente “il permesso per l’impresa a capitale non pubblico di entrare nei settori in cui operano i monopoli”. Nel Maggio 2010 sono stati pubblicati i “nuovi 36 punti” delle “Opinioni del Consiglo di Stato per l’incoraggiamento e la guida del sano sviluppo degli investimenti privati” che fecero un ulteriore passo in avanti, incoraggiando e guidando gli investitori privati ad entrare nei 6 grandi settori dell’industria di base e delle infrastrutture, dei servizi municipali e dell’edilizia pubblica, dell’impresa sociale, dei servizi bancari, del commercio e dell’industria della difesa nazionale. Per  implementari i “nuovi 36 punti”, il Consiglio di Stato e i ministeri e gli uffici competenti hanno promulgato 22 decreti attuativi. L’attuazione di queste misure ha provocato inevitabili conseguenze sul processo di riforma dei monopoli.

Naturalmente, anche noi siamo consci, la teoria della stagnazione delle riforme ha la sua base nella mancato pieno raggiungimento dei risultati che si poneva la riforma dei monopoli. Ci sono ancora alcuni campi dei monopoli amministrativi che sono troppo concentrati, specialmente molti dei monopoli portano a prezzi alti, carenze nei servizi, stravaganze e sprechi. In alcune imprese di stato si sono verificati anche casi gravi di corruzione. Verso questi fenomeni l’attenzione delle masse è alta.

2) Bisogna opporsi a tutti i monopoli?

Nel pensiero di molte persone, il monopolio equivale a bassa efficienza e messa in pericolo dell’equilibrio sociale, per cui ci sono persone che sostengono la inea “bisogna opporsi a tutti i monopoli e bisogna scioglierli”, ci sono persono che sostengono anche “bisogna fare guerra ai monopoli e tutti i monopoli esistenti devono essere totalmente trasformati in imprese concorrenziali”. Queste formule apparentemente animate da spirito riformista in realtà contraddicono il buon senso economico.

Punto primo. L’acqua corrente, la corrente elettrica, il riscaldamento, la fornitura di gas, il trasporto ferroviario, il trasporto pubblico su strada e così via sono monopoli naturali, alcune delle imprese di questi monopoli sono già gestiti razionalmente. I monopoli naturali generalmente hanno caratteristiche pubbliche, altri hanno evidenti benefici dalle economie di scala per cui più grandi è la dimensione dell’impresa, minori sono i costi di produzione. Se molte aziende tra quelle dei monopoli naturali entrassero in meccanismi concorrenziali, si potrebbe creare un grave spreco di risorse naturali. Per esempio, nella stessa città non si possono costruire due acquedotti o due reti elettriche, se si “facesse lo spezzatino” delle ferrovie i costi dellle corse salirebbero di un grande margine, aumentando i costi di trasporto in generale e portando all’aumento dei biglietti. Per questo le leggi antimonopolistiche esentano i monopoli naturali.

Secondo punto. Monopoli come quello postale, quello del tabacco e quello dei diritti di proprietà intellettuale sono di stato o affidati allo stato per superare i “fallimenti del mercato”. Per esempio, se il servizio postale fosse orientato al mercato,  sicuramente diventerebbe un settore orientato al profitto, indebolendo il serviio nelle zone meno popolate, a causa dei costi elevati il servizio nelle aree più remote potrebbe non operare, mancando di garantire il diritto della popolazione a comunicare. Se il commercio di tabacco fosse marchetizzato, ci sarebbe un’inondazione di prodotti a basso prezzo a scapito della salute pubblica. Anche la proprietà intellettuale è un tipo di monopolio che beneficia i possessori che godono di proventi da diritto d’autore e incoraggia la creatività.

Terzo punto. Anche all’interno della competitività non avviene semplicemente e unicamente la rottura dei monopoli. Nell’esercizio dell’economia reale alcune aziende, a causa delle caratteristiche e degli aspetti tecnici della produzione, prendono la forma di grandi concentramenti industriali con poche imprese che detengono grandi quote di mercato, creando un sistema di oligopoli. Per esempio, il mercato mondiale areonautico è monopolizzato dalla statunitenese Boeing e dall’europea Airbus. Le americane Microsoft e Apple monopolizzano il mercato dei sistemi operativi. I mercati mondiali dei farmaci, delle auto, dei computer e altri ancora sono monopolizzati da poche grandi imprese multinazionali. Nella competizione economica mondiale c’è un certo grado di concentrazione industriale, è quindi impossibile aumentare la competitività mondiale. Per la Cina, a causa del basso grado di concentrazione industriale, l’asprezza della concorrenza ha causato la mancanza di pricing power sui mercati internazionali. La vendita delle terre rare a basso prezzo e negoziazioni svantaggiose sui mineralo ferrosi sono lo specchio di questo problema. Alcune persone all’interno della Cina parlano delle imprese occidentali che dominano il mercato e monopolizzano tutto con con gioia e ammirazione infinita, mentre per le imprese nazionali “si oppongono a qualsiasi cosa sia grande”. Questo anti-monopolismo a due pesi e due misure non è accettabile. Dal punto di vista del miglioramento delle competitività internazionale, le grandi imprese cinese non sono troppo, sono poche.

3) I nostri monopoli nazionali devono essere riformati?

C’è chi impazientemente dichiara che la riforma dei monopoli è la privatizzazione, tanto da chiedere che il governo emetta dei decreti per cui tutte le imprese di proprietà pubblica debbano andare sul mercato. Questi punti di vista non sono coerenti con la direzione delle riforme di mercato. Nell’economia di mercato, il capitale, la tecnologia e altri aspetti differenziano le imprese in concorrenza, ma esse sono uguali legalmente. Fintanto che rispettano la legge, le imprese statali possono compiere in maniera indipendente di stare in un determinato ambito o uscirne. Anche le altre forme di proprietà sono così: fino ai limiti di legge, il capitale privato ha il diritto di investire o disinvestire.

Per quanto riguarda la riforma dei monopoli, il Rapporto del 17esimo congresso del Partito afferma chiaramente:”Introdurre meccanismi competitivi, rafforzare il controllo del governo e della società”.

Punto primo. Nelle imprese monopolistiche devono essere introdotti più velocemente possibile meccanismi concorrenziali. Con lo sviluppo tecnologico, i costi di costruzione e di esercuzio di alcunidei tradizionali monopoli naturali sono scesi drasticamente fino a creare le condizioni per meccanismi concorrenziali. Per esempio settori come i servizi postali, l’aviazione civile, la telefonia eccetera. Anche se appartenenti al campo dei monopoli naturali, alcuni settori possono attuare meccanismi concorrenziali, per esempio la manifattura di materiale elettrico e ferroviario, la rete distributiva di gas e petrolio eccetera. Per questi settori dall’elevata concentrazione industirale, nell’ottica di garantire la sicurezza nazionale, l’economia nazionale e le condizioni di vita della popolazione, si dovranno mettere in funzione meccanismo concorrenziali. Le industrie che operano senza concorrenza dovranno essere divise in differenti attori di mercato e l’industria dell’eenrgia elettrica deve attuare la separazione di distribuzione e diffusione.

Secondo punto. Bisogna evitare che le imprese monopolistiche abusino della posizione dominante sul mercato. L’attenzione popolare è alta a proposito delle tariffe elevate, dei servizi scadenti e della costrizione a vendere di alcune delle industrie monopolistiche. Con una breve analisi non è difficile scoprire che queste e altre questioni sono correlate all’abuso di posizione dominante. Per esempio, gli utenti sono costretti ad acquistare elettricità dal Dipartimento, la compagnia della TV via cavo fa usare ai consumatori i propri apparecchi dedicati, i contratti dei servizi bancari hanno contratti con clausole a vantaggio del Re  (ovvero della parte forte) e le aziende di telecomunicazione fanno cartello per mantenere alti i prezzi. Questi tipo di abusi da posizione dominante abbondano e spesso sono legati all’integrazione tra governo e impresa, oggettivamente portano all’intensificarsi della concorrenza sleale a danno degli interessi dei consumatori. La riforma dei monopoli deve essere attuata per risolvere questi problemi.

Punto terzo. Bisogna ampliare il controllo del governo e della società. Gli operatori delle imprese monopolisitche hanno una posizione dominante sui consumatori che non possono scegliere il servizio, Non si può quindi fare a meni del controllo del governo e della società, altrimenti non si potrebbero garantire gli interessi dei consumatori.

Inoltre i principali operatori monopolistici cinesi sono anche imprese di stato, quindi il controllo del governo e della società non riguarda solo azioni di mercato come il controllo dei prezzi, ma anche il controllo delle operazioni interne alle compagnie, come l’elargizione di premi in denaro alla dirigenza tali da compromettere gli introiti dell’impresa. Solo rafforzando il controllo del governo e della società si potranno spingere le imprese monopolistiche a rispettare i propri doveri sociali e salvaguardare gli interessi dei consumatori.

Punto terzo. Bisogna ampliare il controllo del governo e della società. Gli operatori delle imprese monopolisitche hanno una posizione dominante sui consumatori che non possono scegliere il servizio, Non si può quindi fare a meni del controllo del governo e della società, altrimenti non si potrebbero garantire gli interessi dei consumatori.

Inoltre i principali operatori monopolistici cinesi sono anche imprese di stato, quindi il controllo del governo e della società non riguarda solo azioni di mercato come il controllo dei prezzi, ma anche il controllo delle operazioni interne alle compagnie, come l’elargizione di premi in denaro alla dirigenza tali da compromettere gli introiti dell’impresa. Solo rafforzando il controllo del governo e della società si potranno spingere le imprese monopolistiche a rispettare i propri doveri sociali e salvaguardare gli interessi dei consumatori.

4) Si possono copiare in maniera indiscriminata i piani di privatizzazione occidentali?

Negli anni ’80, sotto la guida del pensiero neoliberista, in USA e in Regno Unito c’è stata un’ondata di privatizzazioni. Molte imprese precedentemente possedute dallo stato, come le ferrovie, l’aviazione, le banche, il petrolio, le telecomunicazioni, il ferro e l’acciaio, il carbone ed il gas, la cantieristica navale e lindustria militare, sono state privatizzate. Le riforme in Europa e America in una certa misura hanno fatto fronte alla “stagflazine”, ma hanno anche acuito le contradizione del capitalismo, portando a una seria polarizzazione delle ricchezze.

Le privatizzazione in Europa e America degli anni ’80 e ’90, sono state prese a esempio da molti paesi in via di sviluppo, ma il risultato non è stato buon come sperato. Le privatizzazione hanno creato un gruppo di miliardari ma non hanno indebolito i monopoli e non hanno accelerato lo sviluppo economico e non ci sono stati benefici per i cittadini comuni. Durante le privatizzazioni in Messico Carlos Slim decise di comperare la compagnia telefonica nazionale, oggi è tra le persone più ricche del mondo, e monopolizza circa il 90% della telefonia messicana mentre il Messico è tra le nazioni al mondo con la più grande disparità sociale.

Nel processo di privatizzazione in Russia è stata adottata una “terapia shoc” relativamente radicale. Il petrolio, il gas, le banche e altri sono stati completamente privatizzate, ma il “miracoloso” prodotto di questa “riforma” è stata la creazione di oligarchi monopolisti come Khodorkovsky e Berezovsky. In ogni caso l’economia russa collassò rapidamente facendo diminuire gli standard di vita della gran parte della popolazione.

In Cina esistono diverse visioni sulle privatizzazione. C’è chi sostiene che “la privatizzazione sia la maniera migliore di risolvere il problema dei monopoli”, e la pratica non sarebbe diversa dalla vendita delle proprietà statali nei paesi occidentali. Ci sono anche studiosi che sostengono che “le decine di miliardi di proprietà statale devono essere dati a una massa di 1,3 miliardi di persone”,”le imprese governative o di proprietà statale dovranno essere date alla Cina”. Questo tipo di proposito è una privatizzazione simile a quella adottata dalla Russia durante il periodo delle “terapie shock”.

Di fronte ad ogni ipotesi di privatizzazione, dovremmo rispondere con circospeione. Non bisogna illudersi che le privatizzazioni risolvano i vari problemi dei monopoli. Per esempio, gli introiti troppo alti dei dirigenti dei monopoli sono un riflesso della società. Se le società di telecomunicazioni cinese arrivassero ad avere una gestione come quella messicano, si produrrebbe una persona ricca come Carlos Slim su scala cinese. Il popolo cinese può accettarlo?

L’economia pubblica gioca un ruolo guida nell’economia nazionale, è questa la superiorità del nostro sistema socialista. Le industrie e le aree strategiche per la sicurezza nazionale e la salvaguardia delle condizioni di vita sono nelle mani dello stato, questo è nella natura del sistema socialista, e i monopoli dei paesi capitalisti, costruiti per trarre alti profitti, sono di diversa natura.

5) La gestione privata dei monopoli darebbe vantaggi alla popolazione?

Ci sono persone che semplicemente appiccicano l’etichetta “cercare profitti alle spalle del popolo” ai mono poli di stato. Bisognerebbe riconoscere alcune questioni come esistenti su diversi livelli, tra queste c’è la necessità di riformare i monopoli. La domanda è: la riforma dei monopoli attraverso la gestione privata potrebbe essere migliore di com’è adesso? Impossibile

In sostanza, il possessore ultimo delle imprese statali è il popolo, i profitti in ultima analisi vanno a beneficio del popolo, quindi non bisogna sacrificare gli interessi della popolazione per trarre alti profitti. Nella pratica, i dipartimenti governativi non prendono i profitti come misura completa delle performance delle imprese di proprietà statale, ma includono anche altre doveri sociali di vario tipo. Su molti monopoli il governo ha dato una stretta al controllo e alla supervisione dei prezzi e previene la ricerca della massimizzazione del profitto da parte delle imprese di stato. Se l’impresa privata dominasse i monopoli, questo sarebbe difficile da ottenere.

Facciamo un esempio con l’elettricità. L’industria elettrica cinese è a standard mondiali, inoltre il consumo individuale di elettricità è più basso che negli altri paesi con un grado di sviluppo comparabile. In Cina la domanda di energia elettrica supera l’offerta, ogni anno la mancanza di elettricità durante i picchi di richiesta nella grandi metropoli appare più grave. Se l’elettricità fosse gestita da un monopolio privato avrebbe come obiettivo il profitto, sarebbe allora in grado di mantenere i prezzi attuali?

Prendiamo ancora in considerazione i prezzi dei prodotti. Non poche persone credono che la Cina sia un paese con un alto prezzo del petrolio, ma nel Maggio 2012 l’agenzia americana Bloomberg ha stilato una lista di prezzi in 55 paesi, la Cina era quarantaduesima risultando uno dei paesi con i prezzi più bassi. Essendo la Cina un paese in cui c’è una grande carenza di energia pro-capite, mantenere un livello relativamente basso del prezzo del petrolio è estremamente difficile. Rimane difficile immaginare, e le 3 grandi compagnie petrolifere cinesi fossero private, come si potrebbero mantenere i prezzi bassi.

6) Perchè l’occidente è così appassionato alla riforma delle imprese statali cinesi?

Negli ultimi anni, alcuni occidentali dalle cattive intenzioni hanno diffamato le imprese statali cinesi affermando che impresa pubblica ed economia di mercato non sono compatibili, sono marce e di scarsa qualità e possono contare solo sulla forza competitiva dalla posizione monopolistica e del sostegno del governo. Alcune organizzazioni internazionali, piattaforme organizzative occidentali e studiosi, propongono quotidianamente proposte di privatizzazione delle imprese statali cinesi. Perchè tanta attenzione? Sono veramente interessati a sostenere la competitività cinese?

Le relazioni internazionali vengono sempre svolte col fine di beneficiare il proprio paese. Il comportamento di questi occidentali è spiegabile proprio con il timore dell’aumento della competitività delle imprese statali cinesi. Il vice segretario di stato americano ha parlato molto chiaramente: le compagnie americane non solo sono in posizione sfavorevole nella concorrenza con le imprese di stati cinesi e nel mercato cinese in generale, ma attraversano una fase difficile anche nel mercato interno e nei paesi terzi; il capitalismo liberale occidentale è sottoposto a una seria sfida.

Le imprese statali cinesi, specialmente quelle grosse, hanno i loro vantaggi specifici, hannosolitamente un sistema proprio di gestione interna. La gestione del personale, della tecnologia e dell’innovazione è migliore rispetto a quella delle imprese private. Nelle compagnie statali su larga scala, incluse quelle ad alta competitività, con tecnologie migliori e con un managment di livello alto, i talenti sono più concentrati.

Le impres statali guidano lo sviluppo comune di un’economia comprendenete diverse forme di proprietà e l’aumento della competitività internazionale. Anche se un certo numero di monopoli sono di proprietà statale, anche la produttività è cresciuta. Per esempio, in un’impresa-chiave come la Petrochina Daqing Oilfield il management, la capacità esplorativa e le tecnologie estrattive rispondono agli standard mondiali. Il morale della forza lavoro è alto e la capacità innovativa è buona. Non ha ottenuto buone performance solo sul mercato interno, ma anche nella competizione internazionale ha spesso battuto le controparti straniere.

Per questo i paesi occidentali mettono pressione sulle imprese statali cinesi. Negli ultimi anni sono successi casi di repressione degli investimenti delle imprese statali all’estero, dietro a cui c’erano gli interventi dei governi e delle lobby. Per cui noi dovremmo dare risposte equilibrate. Le riforme devono promuovere i benefici e abolire le cose deleteree, la promozione della riforma dei monopoli non si deve concludere in alcuna maniera con l’abbandono dei nostri punti di forza.

L’aria che tira tra i liberisti americani.

La National Review è una rivista conservatrice americana “rispettabile”. Rispettabile nel senso che ha proposto battaglie come l’abbandono dell’antisemitismo dopo gli anni ’50. Una vera e propria avanguardia dell’umanità.

La NR ha sostenuto i politici più impresentabili: da Pat Buchanan (uno che a tutti gli anni ’80 sposava le teorie negazioniste dell’olocausto e si prodigava per salvare i criminali di guerra nazisti, evidentemente la campagna degli anni ’50 non aveva avuto molti frutti) a Mitt Romney passando per Bush Il Giovane e Sarah Palin.
Nella versione Online del 18 Settembre 2012 la NR ha pubblicato un editoriale in cui definisce la Cina come “governata da una cricca di tiranni decrepiti” che però, ammette l’editorialista, non manipola la sua valuta più di quanto non lo facciano tutte le altre grandi economie. Quindi, nelle controversie bisognerebbe trattare la Cina nei “normali rapporti di affari che si possono avere con uno stato-gulag” ed evitare di scatenare una guerra commericiale, rimanendo nell’ambito delle procedure dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Questo atteggiamento assomiglia di più a una responsabile presa di posizione risptto agli estremismi della destra repubblicana o al lasciar filtrare posizioni visceralmente anticinesi all’interno di discorsi a prima vista responsabili?

La cosa preoccupante, per noi, è che certi toni si ritrovano nelle letteratura italiana “progressista” sulla Cina.