Nel giro di segnalazioni sulla Cina, avevo linkato un articolo di Oggionni (Coordinatore nazionale dei GC) sul suo viaggio in Cina, ne è nato un mini-dibattito sul suo blog, da cui questo commento un po’ meno stringato.
Ho scritto che l’articolo non rimarrà negli annali della sinologia non perché non si valido in sé, ma perché si tratta di spunti di discussione politica indirizzati a un ambiente di non specialisti e perché esistono ambienti del pensiero critico che si occupano di Cina e su queste faccende dibattono da un paio di decenni.
In Italia, purtroppo, questi ambienti di pensiero critico non esistono, a larga maggioranza è passata l’idea che le riforme cinesi siano state una restaurazione del turbocapitalismo e che il PCC sia un guscio vuoto che di comunista ha conservato solo la forma. Per carità, ci sono autorevolissimi marxisti, David Harvey per dirne uno, che la pensano così, però loro sono in rapporto dialettico con tutti gli altri che hanno altre letture, in Italia invece c’è una chiusura quasi totale.
Esiste in Italia anche una corrente “filo cinese” per motivi largamente geopolitici, il discorso è più meno che per quanto possa esserci il turbocapitalismo, bisogna essere a favore della Cina per il ruolo ”oggettivamente antimperialista”.
A me pare che entrambe queste posizioni siano sbagliate e che non possano generare nessuna dialettica utile. Invece mi sembra che l’articolo di Oggionni possa essere utile, ed è utile principalmente perché viene da un dirigente comunista di livello nazionale.
Veniamo alla ciccia dell’articolo.
Sono fondamentalmente d’accordo con l’impostazione non eurocentrica dell’articolo, d’altronde l’eurocentrismo è alla base dei due errori che ho descritto prima: non è il socialismo come ce lo siamo immaginato noi Vs. è il ruolo geopolitico come non sappiamo svolgerlo noi.
La crescita
Oggionni riporta alcuni dati sulla crescita economica della Cina. Ovviamente, per non fare esplodere l’articolo in una dissertazione lunghissima, deve essere sintetico. Ma un paio di precisazioni sono comunque utili.
– Il reddito pro capite andrebbe calcolato anche in termini di potere d’acquisto reale. Ha provato a farlo Alberto Gabriele, anche su Marx21:
– Il fatto che la crescita debba essere rivista spesso al rialzo rispetto alle previsioni non è, per noi comunisti, una cose del tutto positiva. Infatti, è spesso anche l’indice che la pianificazione non riesce a controllare del tutto l’allocazione delle risorse tra consumo e investimento.
L’ambiente
È importante che Oggionni sottolinei le punte avanzate nel risparmio energetico e in generale nelle teconologie “verdi”. Anche grazie a ristrutturazioni urbane che per noi sarebbero assolutamente impensabili, una città cinese moderne è mediamente più efficiente di una città europea moderna. D’altra parte bisogna anche dire che “paese in larga misura avanzato” è un’espressione da prendere con le pinze. Le punte avanzate delle sviluppo sono concentrate sulle provincie costiere e in progetti pilota nell’entroterra. L’apparato produttivo rurale è vecchio e poco efficiente.
Il pubblico e il privato
Anche qui, è importante che si ribalti il mito della Cina in cui tutto è stato privatizzato. Se durante gli anni ’90 il trend è stato quello delle privatizzazioni, negli anni ’00 questo trend sembra essersi equilibrato, con alcune provincie (il “modello Chongqing”, ma non solo) in cui il pubblico è avanzato e il privato è arretrato. Non capisco in che senso il compagno Oggionni dice che il settore privato è “vero motore economico”. Sono assolutamente d’accordo sul fatto che si debba studiare a fondo il new socialist countryside, ma questo è un problema anche degli studi cinesi in generale, non solo degli italiani.
Penso che vada specificato anche che per quanto esista la proprietà privata del capitale, la terra continua ad essere di proprietà collettiva, e che non si tratta di una questo puramente nominale. Se fosse puramente nominale non sarebbero possibili le lotte contro il land grabbing. D’altra parte qua si aprono contraddizioni pesantissime, dato che molte di queste lotte puntano a farsi riconoscere diritti di proprietà individuali sulla terra e non solo diritti d’uso.
L’accumulazione
Strettamente connessa alla questione della terra è quella dell’accumulazione. Sicuramente le riforme hanno permesso il formarsi di una nuova classe borghese cinese, spesso arrogante oltre ogni limite, altrettanto spesso criminale. Al di là questo, è il centro del dibattito tra Arrighi e Harvey tra chi sostiene che quella in Cina sia un’accumulazione senza spoliazione dei contadini e chi sostiene invece di si.
Il sindacato e le condizioni di lavoro
Concordo pienamente con Oggionni, per noi comunisti questo punto è qualificante e trovo francamente imbarazzante che ci sia chi sia disposto a soprassedere in nome del ruolo internazionale.
Il discorso potrebbe essere lunghissimo, mi limito a dire che se non ci fosse un effettivo miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori dipendenti, non ci sarebbe nulla da difendere. Nel nostro discorso, bisogna liberarsi dell’idea che invece durante il maoismo per gli operai fossero rose e fiori. Torsioni volontaristiche come il Balzo in Avanti implicavano ritmi e condizioni di lavoro non migliori di quelle infami attualmente imposte ai lavoratori della Foxxconn (Parentesi: interessante notare come la provincia che ha permesso alla Foxxconn di agire indisturbata per anni sia quella indicata dai media occidentali come esempio di riforma democratica contra la Chongqing rossa e cattiva).
Non capisco esattamente in che termini Oggionni intenda il ruolo del sindacato nelle imprese private; generalmente il sindacato viene indicato come più disponibile al conflitto nelle imprese private (specie con capitale estero) che in quelle pubbliche.
Cultura
Quello su cui ho meno da dire. Mi limito a constatare che la riflessione di Oggionni ha molto senso e che è ancora più importante attorno al caso Bo Xilai. La mia impressione è che in Cina ci sia una significativa simpatia per i “valori del socialismo”, ma che questa simpatia abbia difficoltà a tradursi sul piano politico, anche perché c’è contemporaneamente una simpatia verso le aperture politiche che sembra promettere Wen Jiabao
Spero possa avere una qualche utilità.