Ovvero: dobbiamo avere telecamere e militari ovunque, le grandi imprese private sono in grado di profilarci fino a sapere se oggi ho il raffreddore, ma il problema della privacy secondo il Corriere sono i questionari dell’ISTAT.
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La linea comica: Abravanel e la meritocrazia cinese
Abravanel riciccia le tesi di Daniel Bell sulla Cina.
La meritocrazia cinese
tra Confucio e il comunismo
Dopo Mao si è tornati a selezionare con criterio i «mandarini», per contrastare corruzione e nepotismo, che permangono. Ma i risultati sono buoni
E il Corriere si schiera per la Grexit
O meglio, per la Grext-col-calcio-in-culo. Panebianco (in un editoriale che già fa schifo per la retorica guerrafondaia) scrive:
“Anche la negoziazione sul debito greco, contrariamente alle apparenze, ha molto a che fare con la sicurezza. Chi dice che bisogna usare criteri «politici» nel trattare con i greci dice il vero anche se intende qualcosa di diverso da ciò che qui si intende. In realtà, bisognerebbe mettere in gioco criteri geopolitici: la Grecia è politicamente un sodale della Russia e questa circostanza dovrebbe entrare a pieno titolo nelle valutazioni di chi tratta con i suoi governanti. Come gli uomini di Syriza hanno precisato subito, essi sono pronti a porre il veto se altre sanzioni contro la Russia venissero decise dall’Unione nel caso di un ulteriore aggravamento della crisi ucraina. Per non dire che hanno anche chiarito che voterebbero contro, facendo andare a picco l’accordo, se mai dovesse fare progressi il trattato Ttip (Transatlantic trade and investment partnership), per il libero commercio fra Stati Uniti ed Europa.
Ci sono ottime ragioni – a sentire le autorità di Bruxelles e anche diversi economisti – per trovare un compromesso e «tenere dentro» i greci. E se esistessero anche ottime ragioni per buttarli fuori (non solo dall’Euroclub ma anche dall’Unione)? Forse è meglio che la Grecia diventi apertamente un alleato della Russia (che, peraltro, al momento, avrebbe qualche difficoltà a soccorrerla, essendo essa stessa economicamente stremata) piuttosto che permetterle di giocare impunemente il ruolo di quinta colonna in seno all’Unione. Se fossero capaci di pensare politicamente, gli europei dovrebbero porsi questi interrogativi nelle sedi appropriate. Non c’è solo il fatto che se ad Atene viene concesso ciò che non è stato concesso a nessun altro, si prepara la fine certa dell’euro (nessuno si farà mai più imporre niente). Ci sono anche alcune robuste ragioni geopolitiche.“
Nubi nerissime su Atene.
Parigi e complottismo
Scrive Marco Santopadre su Contropiano.org
Certo complottismo dominante nasconde un certo eurocentrismo di retaggio colonialista e razzista […] comune sia ad alcuni ambienti della sinistra più o meno radicale che dell’estrema destra. Secondo questa visione se accade qualcosa nel mondo, e qualsiasi cosa succeda, non può che essere il frutto delle manovre di qualche potere occidentale, che è l’unico che conta davvero, perché gli altri in questo mondo sono in fondo soltanto delle comparse, dei barbari, dei buzzurri, e quindi possono essere solo delle pedine inconsapevoli di ciò che i colti e avanzati occidentali ordiscono.
[…]
Ma un conto è fare controinchiesta e smontare le falsità e le bugie – con un processo logico razionale, strutturato, socialmente condiviso e dai tempi necessariamente lunghi, frutto di un atteggiamento attivo e partecipativo – ed un conto è dar credito a ogni più assurda e incredibile ipotesi non supportata da elementi concreti, diffondendo false informazioni con il risultato di aumentare la nebbia e la cortina fumogena attorno alle responsabilità di chi tira realmente i fili.
Non è un caso che alcune delle trasmissioni di punta delle nostre tv, dirette soprattutto alle giovani generazioni, propagandino ormai da anni e a ruota libera una visione complottistica infarcita di alieni, massoni, poteri occulti, messaggi subliminali e chi più ne ha più ne metta (parliamo di Adam Kadmon su Mediaset o di Roberto Giacobbo sulla Rai, per chi se li fosse persi).
Di fronte all’estrema e crescente complessità del mondo e nel contesto che la diffusione del web e dei social network mettono a disposizione, è comprensibile che ognuno possa sentirsi rassicurato dalla sensazione consolatoria fornita dalla possibilità (tutta teorica) che l’uso del web consenta a tutti, in due minuti, semplicemente con due click, di smontare una bugia o addirittura un complotto, senza che questo richieda un particolare sforzo analitico, organizzazione e mobilitazione.
Ma, disgraziatamente, non è così, e dovremmo farcene una ragione, che ci piaccia o meno.
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Non conosco neanche la banlieu parigina, evito di pontificare su realtà di periferie urbane a cui sono estraneo e su cui non ho mai messo la testa.