A Grillo piace vincere facile


Spinto dalla discussione fluviale a proposito di “nè destra nè sinistra” su Giap, ho letto “Siamo in guerra” di Grillo e Casaleggio. Ne è nata prima una recensione de panza, che sta su Anobii, e poi una più ragionata, che è stata pubblicata da Cronache Laiche e che riporto qua sotto.

Ponciponcipopopòn: a Grillo piace vincere facile.

Siamo In Guerra” è un instant book, mezzo già di suo non tendente all’approfondimento, con cui Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggiopresentano la loro visione del mondo.

Grillo, quando almeno faceva ridere

Uno dei punti caratteristici del Movimento 5 Stelle (M5S) è la contrapposizione ai partiti esistenti. Per portarla avanti gli autori attuano il metodo del ponciponci popopon: per vincere facile vengono selezionate solo le critiche evidentemente stupide, come quelle portate avanti da Clemente Mastella, oppure vengono distorte le posizioni realmente espresse: a pagina 44 viene ricostruita la vicenda della condanna di Previti. Attraverso il blog Beppegrillo.it venne animata una campagna per l’attuazione dell’interdizione di Previti da deputato; il presidente della Camera Bertinotti rispose alla campagna spiegando che il provvedimento era già in attesa di essere discusso secondo i tempi di legge, che non potevano essere forzati. A pagina 45 la conclusione è : «Poi, però, Bertinotti mise in discussione alla Camera l’espulsione di Previti», come se la discussione fosse stata calendarizzata solo dopo l’intervento di Grillo.

L’unica critica a cui il libro dà un qualche tipo di risposta è quella sul ruolo della Casaleggio Associati, spesso indicata come vero motore degli “stellati”. A pagina 11 si afferma che l’impresa di Gianroberto Casaleggio si limita a curare il sito Beppegrillo.it, organizzare i V-day e contribuire alla creazione del M5S.
In un partito classico controllare informazione, mobilitazione e organizzazione significherebbe controllare i nodi principali. Ma non solo, in rete è possibile trovare ampia documentazione su come i due autori controllino il partito, con una concentrazione di potere nelle mani di due sole persone che stride con il principio per cui «in rete ognuno vale uno» (pagg. 7-15)

Il nocciolo duro dell’ideologia grillina è che la rete rivoluzionerà completamente i rapporti sociali in senso solamente positivo. Le trasformazione dei decenni a venire sono descritte con un ottimismo degno della fantascienza anni 50: «Gli oggetti saranno dotati di intelligenza propria, alimentata dalla rete» (pag. 173) e non dovremo neanche uscire di casa, perché costruiremo gli oggetti dal nostro terminale di rete domestico (pagg.132-133). A pagina 8 ci si spinge fino a descrivere la rete come anticapitalista di natura; il termine è usato abbastanza a caso, tanto che una delleleggi fondamentali della rete sarebbe l’eliminazione di qualsiasi attività che non porti valore aggiunto (pag. 5). Il discorso degli autori sulla rete cade spesso in pesanti contraddizioni. Per dimostrare le potenzialità della rete viene citato il caso di Seigenthaler, tuttora creduto da molti responsabile dell’omicidio del presidente Kennedy a causa di quanto apparso momentaneamente sulla sua voce di Wikipedia, nonostante la rimozione delle informazioni sbagliate e la totale estraneità ai fatti (pag. 40). Poco dopo gli autori affermano che però le bugie sulla rete hanno le gambe corte. Senza fornire altre spiegazioni.

In un recente intervento, lo scrittore Wu Ming 1 ha applicato il concetto marxista di feticismo delle merci ai prodotti digitali. Il feticismo digitale sarebbe quindi l’incapacità di distinguere i rapporti sociali che stanno dietro alla rete e leggerla come una realtà o solo Opprimente o solo Liberatrice. È facile a questo punto ricordare il passaggio di Grillo, dalla distruzione dei computer nei suoi spettacoli a paladino della bontà intrinseca di internet. Nel libro la rete viene descritta come un’entità astratta, non come una cosa fatta di server, cavi e ripetitori che hanno dei proprietari. Parallelamente viene esaltata figura del prosumer (pag. 3) o servizi come Amazon Hit (pag. 184), senza riuscire a leggere le forme di sfruttamento a queste nuove forme di lavoro; d’altra parte gli autori non considerano per nulla neanche lo sfruttamento macroscopico dei minatori africani che scavano coltan e degli operai del sud-est asiatico che assemblano i pezzi dei terminali di rete.

La conseguenza della rivoluzione della rete è per gli autori la scomparsa della politica dei partiti, destinata a essere sostituita dalla politica dei movimenti. Gli esempi sono le insurrezioni dei paesi arabi, gli indignados spagnoli e il M5S in Italia. Nulla viene però detto del ruolo dell’esercito egiziano o dei sindacati tunisini, che gli indignados spagnoli abbiano dato indicazioni di voto viene ignorato.
Curiosamente, si salva la politica americana, perché usa la rete. Usano la rete gli ultraconservatori del TeaParty così come usa la rete Obama, che viene giudicato libero dalle lobby per aver fatto un fundraising diffuso attraverso internet (pagg. 29-32). Dell’effettiva indipendenza di Obama nell’azione di governo, non è dato sapere.
La sponsorizzazione del soggetto della politica dei movimenti in Italia, il M5S, è l’obiettivo del libro. A pagina 9 un passaggio ambiguo illustra il tipo di retorica che si usa per questo fine: «[la Tav] è un ‘opera insensata, come hanno affermato diversi esperti, economisti e professori universitari, tra i quali Marco Ponti del Politecnico di Milano, la cui voce è stata riportata in questi anni soltanto da Beppegrillo.it e dal Fatto Quotidiano». Il trucco è di bassa lega: non solo l’affermazione è falsa(Marco Ponti ha scritto anche sul Manifesto), prendendo un caso individuale si escludono tutti gli altri mezzi di comunicazione che hanno raccontato le ragioni del movimento No Tav. È appena il caso notare che il maggiore azionista del Fatto Quotidiano è proprio la casa editrice Chiarelettere.
Alla stessa maniera, una questione lunga come quella dei “termovalorizzatori” viene tagliata informando che «la battaglia contro gli inceneritori è iniziata con la nascita del blog Beppegrillo.it». Indipendentemente da come la si pensi sulle questioni specifiche, è evidente la volontà di cancellare qualsiasi altro soggetto politico, sindacale o di movimento che non sia l’M5S stesso.

In conclusione: un libro che difficilmente può dire qualcosa a chi cerci una lettura critica. Per chi volesse farsi un’idea sul Movimento 5 Stelle, lo stesso livello di approfondimento è disponibile, gratis, sul sito di Beppe Grillo, su quello di Casaleggio e sui vari blog delle organizzazioni locali.
Forse, in fondo, il senso dell’uscita del libro è proprio uscire dalla trincea di lusso della rete e arrivare anche a un pubblico che si informa più in libreria che sulla rete.

2 pensieri su “A Grillo piace vincere facile

  1. D’accordo con le critiche a Grillo, facili paraltro dato che lui si espone facilmente e che deve usare toni frotteschi dato che vive facendo il comico e non il parlamentare.
    Il fatto è che la rivoluzione telematica è una cosa così grossa, così rapida, così permeante, così imprevedibile negli sviluppi che, a noi contemporanei, dovrebbe essere perdonato qualche errore di stima.
    Insomma, non sappiamo se il Nuovo Mondo è a est o a ovest, né com’è fatto; ma qui abbiamo a che fare ancora con gente che crede che la Terra sia piatta.
    Il cosiddetto grillismo non è altro che una battaglia vuoi pure scomposta, contro l’oscurantismo. Chi lo critica dimentica che la “guerra” non è ancora vinta. Abbiamo mai provato a pensare cosa succederebbe se il Potere decidesse l’affondo ad internet? E’ una cosa che già succede in tanti posti; chi ci dà la sicurezza che non accada da noi?
    Perciò alziamo il tiro della critica e non guardiamo il dito del “vaffa”. Sul sito di Grillo ci sono informazioni, links, scrivono premi Nobel. Lo leggo, non è detto che lo voti e spero che continui così finché il pericolo non è fugato.

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