Le elezioni in Spagna: è più complesso

A questo articolo sulle elezioni amministrative spagnole ci tengo particolarmente. Non sono particolarmente esperto di cose spagnole, non ho grandi verità da svelare.

Ho visto innumerevoli grandi opinionisti, Sua Santità Saviano in testa, confondere Barcelona en Comú con Podemos, ho visto gente che proclamava la vittoria della sinistra in tutte le maggiori città anche quando arrivava primo il PP, ho visto il Manifesto inventarsi le percentuali per poter dire che Izquierda Unida rimarrà sotto la soglia di sbarramento alle politiche, ho visto gente incapace di guardare le serie storiche dei sondaggi.

Dopo aver visto tutti delirare per una settimana, penso sia importante scrivere qualcosa di basato sulla realtà:

Il caso più clamoroso di vittoria dell’unità popolare è stato quello di Barcellona, seconda città della Spagna, dove la lista Barcelona en Comú ha vinto le elezioni col 25,2% dei voti, battendo Convergencia Y Union (regionalisti di destra, 22,7%).BComú è una lista nata dal movimento Guanyem Barcelona che ha unito una vasta gamma di movimenti popolari, di singoli attivisti e di partiti della sinistra, a partire da IU e dagli ecologisti di Equo. Un processo avviato prima delle elezioni europee del 2014 cui Podemos si è aggregato nei primi mesi del 2015. La candidata Ada Colau(già leader del movimento contro gli sfratti) sarà sicuramente sindaco di Barcellona. La legge elettorale spagnola prevede che il sindaco sia eletto dal consiglio comunale ma che, nel caso non si trovi una maggioranza, sia eletto sindaco il candidato della lista più votata. Barcelona en Comú, con undici seggi su quarantuno, per ottenere la maggioranza dovrebbe ottenere l’appoggio delle altre liste di sinistra o centrosinistra: il PSOE (4 seggi), la Sinistra Repubblicana di Catalogna (indipendentisti di sinistra, 5 seggi) e le Candidature di Unità Popolare (indipendentisti di sinistra radicale, 3 seggi). Non sarebbe certo una coalizione facile, Colau potrebbe però anche decidere di sfruttare il diritto di essere sindaco in quanto candidato della lista più votata. 

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Manifestazione di Marea Ciudadana a Madrid. Via.

Manifestazione di Marea Ciudadana a Madrid. Via.

Dalla stesura ad oggi ci sono stati alcuni sviluppi.

Mentre le trattative per le regioni sono in alto mare, qualcosa s’è mosso sulle municipali.
A Barcellona, BEnComú annuncia che farà un referendum interno per decidere se fare un’alleanze con le altre forze di sinistra (per la cronaca, esiste anche la possibilità tecnica, per quanto remota, che una grande alleanza tra PP, PSOE, Ciudadanos e Convergencia Y Union ottenga la maggioranza a scapito di Ada Colau).

A Madrid invece pare che si vada verso un “appoggio esterno” del PSOE all’unidad popular, con i socialisti che voterebbero la fiducia, per evitare che passi la candidata del PP come più votata, ma non entrerebbero in giunta.

Infine, in Andalusia, regione in cui si avvicina la fine dei due mesi entro i quali va formata la maggioranza, altrimenti si andrà a nuove elezioni, la candidata del PSOE insiste sull’ipotesi di un suo governo di minoranza. Con Podemos, Izquierda Unida e Ciudadanos indisponibili a qualunque operazione politica, l’unico accordo possibile sarebbe quindi quello con il PP per un voto di astensione che permetta la nascita del governo di minoranza.