C’era una volta il movimento .

Ho scritto questa roba di getto per commentare la faccenda del PD di Milano che attacca le manifestazioni per Gaza. Mentre la scrivevo si è espansa a un sacco di altre cose. Nell’articolo ci sono alcuni riferimenti che potranno capire solo i sondriesi, ma non ho voglia di editare.

Tutto parte da qui.

Tutto parte da qui.

“pacifismo a senso unico usato come una clava”

Ok, cerco di dirla nella maniera più concisa e meno pacco che mi riesca.
Il mio primo atto politico è stato tenere uno striscione contro l’imperialismo in una manifestazione. Non ricordo esattamente cosa ci fosse scritto, ma vabbè.

Era il 2003 e gli studenti di Sondrio scioperarono in massa (si, in massa. Mille studenti. A Sondrio.) contro la guerra in Iraq. La Garberia era piena e ricordo il comizio del Micio, c’erano anche tutti i professori intelligentiddesinistra (notare, sono una categoria diversa dal Micio). Ecco, diciamo che all’epoca si pensava di poter fare veramente la differenza, che il movimento per la pace potesse davvero fermare l’aggressione di Bush Il Giovane, Tony Blair e dei cagnolini Aznar e Berlusconi. E in quell’epoca si cominciava a leggere Liberazione e il Manifesto proprio perchè erano quelli che davano contro alla guerra in maniera più convinta.

Poi ripensandoci undici anni dopo in quel movimento c’erano tutte le contraddizioni che ora sono esplose, ma in quel momento, da giovane idealista che guardava solo alla contraddizione principale, derubricavo ogni contraddizione come una differenza su cui passare perchè l’avversario era troppo forte e troppo malvagio per perdersi in piccolezze. E all’epoca il rappresentato dell’avversario forte e malvagio in Italia era… Giuliano Ferrara…
Ok, adesso parlare di Ferrara fa ridere, ma all’epoca non aveva ancora fatto la lista pro-vita dello 0,1% e non aveva ancora fatto le manifestazione truccato col rossetto per la libertà di andare con le prostitute minorenni.
Ecco, 11 anni fa Ferrara passava per quello che “bisogna ammettere che Ferrara però è Intelligente”. E bisogna pure ricordare che era uno stretto consigliere di un Berlusconi che allora guidava un’alleanza che pareva fortissima, con la Lega, con Alleanza Nazionale che ancora non si era tolta di dosso il sapore del MSI e con Fini che girellava per Genova nei giorni della mattanza del G8
Insomma, 11 anni fa Ferrara poteva davvero rappresentare un avversario degno.
E però già 11 anni fa Ferrara mi sembrava un pezzente intellettuale. Ferrara era quello che attaccava il movimenti contro la guerra in Irak con più virulenza. Noi eravamo gli amici di Saddam Hussein, non ce ne fregava nulla del sangue dei curdi e delle altre vittime del regime (e qua ci starebbe la storia della litigata col professore di Sistemi su Ocalan…), volevamo far diventare l’Europa l’Eurabia etc etc etc
Con gli anni, studiando, ho capito che avevamo VERAMENTE ragione e che i Ferrara del mondo oltre a essere forti e malvagi avevano VERAMENTE torto.

A lato, erano pure gli anni della Seconda Intifada. Ovviamente ogni parola detta contro la guerra in Iraq veniva subissata dal coro di quelli “eh ma i vostri amici palestinesi”. Qua ci vorrebbe una lunga digressione tra le sottili differenze tra essere per la pace, essere pacifisti, essere non violenti. Ma son cose che ho imparato dopo.
Ricordo che già all’epoca non potevo sopportare la disonestà intellettuale di chi voleva mettere tutto sullo stesso piano, occupazione e resistenza, un esercito potenza nucleare e bande di poveri senza stato che combattono come possono. Ricordo il mio primo interventi in un’assemblea d’istituto proprio per dire che pure i partigiani, li chiamavano terroristi. Ricordo anche, qualche anno prima, il sorrisetto con cui il già citato Gianfranco Fini commentava che le urla di “assassini assassini” dopo la morte di Carlo Giuliani erano “un po’ forte per gente che si definisce pacifista”. Ah, en passant, nel frattempo Fini è diventato una specie di Santo Della Democrazia senza mai spiegare cosa ci facesse in certi luoghi a Genova nel 2001…

Ok, vengo al punto… Ricordo tutte questa cose, e l’argomento del “pacifismo a senso unico usato come una clava” era l’argomento del Nemico. Era l’argomento, per di più, del Nemico che non aveva il coraggio di confrontarsi nel merito, di ammettere che non era super-partes, che era per la guerra e per l’oppressione. E quindi il Nemico la buttava su un piano in cui lui poteva sembrare quello equilibrato, quello realista, quello che distribuiva torti e ragioni dappertutto. Il Nemico era quello che diceva di essere per la pace e quindi voleva partecipare alle manifestazioni con la bandiera degli Stati Uniti e di Israel. Il Nemico era quello terzista. Però in maniera equilibrata, terzista e per la pace il Nemico alla fine era SEMPRE per la parte dominante e guerrafondaia.

Ecco.
Partito Democratico, oggi.
Come Ferrara, come Fini. Ma un po’ peggio.

 

Il PKK salva decine di migliaia di persone, non i bombardamenti di Obama

Traduzione al volo da KurdishInfo. Grazie alla segnalazione di WuMingFoundation.

Ulla Jelpke, parlamentare tedesca del Partito della Sinistra (Die Linke), attualmente nella regione [del Kurdistan Siriano] Rojava, ha definito il PKK [Partito dei Lavoratori del Kurdistan] una “garanzia per la vita” di yezidi e cristiani nel Kurdistan del Sud e in Iraq. Jelpke ha ricordato che mentre il PKK fa parte delle “liste del terrore” di USA e Unione Europea, i terroristi dell’ISIS hanno portato i loro attacchi in Siria usando come retroterra il territorio della Turchia, stato membro della NATO.

In un comunicato stampa sulla situazione delle decine di migliaia di profughi in fuga da Sinjar, Ulla Jelpke ha sottolineato che non sono stati i raid aerei statunitensi a proteggere la popolazione dai massacri dell’ISIS. Jelpke ha portato l’attenzione sul ruolo giocato dal PKK e dall’YPG nel prevenire i massacri aggiungendo:”I bombardamenti americani dei “jihadisti” che hanno conquistato città e villaggi nell’Iraq del Nord mettono solo in pericolo la popolazione civile. Le milizie kurde, in particolare i guerriglieri del PKK, stanno costruendo la difesa più attiva contro questi gruppi terroristi.”

“Allah e il PKK ci hanno salvato”, dicono.

Jelpke ha notato come molte persone soccorse dalla minaccia del massacro le abbiano detto:”Allah e il PKK ci hanno salvato”. E ha aggiunto:”L’alleanza tra i guerriglieri del PKK e la milizia del Rojava (YPG-YPJ) è riuscita ad aprire un corridoio tra le montagne del Sinjar e il confine siriano per i profughi. Su questa via negli ultimi giorni decine di migliaia di persone, in particolare yezidi, sono riusciti a fuggire dai macellai dell’ISIS”.

Ulla Jelpke ha portato l’attenzione sul bisogno di aiuto umanitario dei rifugiati, dicendo che c’è scarsità di cibo e medicinali a causa dell’embargo della Turchia verso il Rojava.

“Il sostegno della Turchia e del Golfo all’ISIS deve finire”.

La parlamentare di Die Linke ha aggiunto che il PKK è stato una garanzia di salvezza per gli yezidi e i cristiani nelle regioni settentrionali dell’Iraq, mettendo in guardia USA e governi europei dalle loro linee politiche nei confronti della Turchia. Jelpke ha concluso che:”Mentre il PKK è ancora sulla lista di organizzazioni terroristiche del governo statunitense, gli assassini dell’ISIS che combattono in nome di Allah portano i loro attacchi alla Siria dal territorio turco. Se il governo degli USA e i suoi alleati vogliono lottare seriamente contro l’ISIS, devono come prima cosa fermare il sostegno ai “jihadisti” che arriva dalla Turchia e dai paesi del Golfo”.

Il fascino discreto del revisionismo.

Se chi legge si è interessato di politica nell’ultimo decennio, è probabile che abbia visto un discreto numero a difesa della libertà di informazione contro i nefasti attacchi del Cavaliere Nero, contro l’editto bulgaro e la ridda di edittini a seguire, contro le leggi bavaglio. In sostanza, a favore di Repubblica e Rai3.

Poi ti trovi l’epurante e l’epurato che in fondo si lovvano… C’est la vie

Se chi legge ha fatto anche politica nell’ultimo decennio, è probabile che abbia fatto anche alcune di quelle manifestazioni in cui Sabina Guzzanti sembrava la reincarnazione di Rosa Luxemburg e ci si affannava a pensare che Zapatero stesse guidando la Spagna verso un’era di prosperità in cui avrebbe sorpassato gli USA grazie alla libera informazione.

Se poi il suddetto militante era di sinistra, se non addirittura comunista*, può essere che si sia trovato un bel giorno in una piazza con un bavaglio in bocca chiedendosi che cazzo ci faceva, lì, con quella gente lì.

-ma che questo non sono quelli che poi ci danno dei terroristi quando andiamo in Val di Susa? - si ma domani mettono tre righe di intervista a Ferrero, e non parlare che si muove il bavaglio.

-ma questi non sono quelli che poi ci danno dei terroristi quando andiamo in Val di Susa?
– si ma domani mettono tre righe di intervista a Ferrero, e non parlare che si muove il bavaglio.

Poi uno si toglie il bavaglio di bocca e i post-it gialli da sopra gli occhi, arriva a casa e accende il suo bravo telegiornale democratico. E si trova di fronte a cose che scavalcano a destra Storace in quanto a revisionismo storico.

Il fascino discreto di George W. Bush

Per il decennale dell’inizio della guerra in Iraq Rainews24 ha messo in piedi un dibattito con Giovanna Botteri in cui si sosteneva che l’allora Presidente Bush avesse avviato la guerra credendo in buona fede a informazioni errate passategli dai servizi segreti. Nel dibattito, la guerra veniva ricordata come una trionfale avanzata delle forze occidentali accolte come liberatrici dalle masse popolari che abbattevano le statue del tiranno al passaggio delle Armate del Bene. Una ricostruzione fatta per riattizzare il paragone con l’arrivo degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale. Per inciso, un paragone che dieci anni fa veniva fatto dai peggiori destri facendo incazzare tutti. Nella ricostruzione della Seconda Guerra del Golfo secondo il vangelo di Botteri, non un accenno al fatto che, a secondo delle fonti, il conflitto iraqeno ha provocato dai centomila a oltre un milione di morti. Abu Ghraib e Guantanamo sparite dall’orizzonte, la persistenza del terrorismo con centinaia di vittime completamente evaporato dal dibattito.

Dick Cheney: “Saremo accolti come liberatori, e se ci va male comunque parleranno bene di noi a RaiNews24”

Se ai tempi i commentatori più teneri descrivevano Bush figlio come una specie di Micheal Corleone impegnato a vendicare Don Vito/Bush Padre nella guerra contro i Sollozzo/Hussein**, adesso bisogna dire che Bush junior in fondo non fece nient’altro che credere in buona fede ai rapporti dei suoi servizi segreti. In pratica, secondo Rainews24, Colin Powell ci credeva veramente quando andava all’ONU ad agitare le boccette di armi chimiche dicendo che Saddam, che aveva eliminato in diretta tv il suo arsenale missilistico, era pronto a colpire l’Europa nel giro di un quarto d’ora. L’amministrazione Bush sarebbe stata quindi nient’altro che un gruppo di potentissimi fessi che credevano veramente

Il fascino discreto di Priebke

Se questo è un piccolo caso di revisionismo passato nell’indifferenza totale, risale a pochi giorni fa un caso che è riuscito a entrare tra le notizie principali grazie alla mobilitazione dell’Associazione Nazionale Partigiani D’Italia. Durante una sua trasmissione su Rai3 (quella che è l’isola di buona informazione in mezzo alle tremende acque berlusconiane) Pippo Baudo (quello che per due volte il PD avrebbe voluto candidare a presidente della Sicilia) ricostruisce l’attento di Via Rasella, cui seguì l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Per farlo, Baudo s’improvvisa storico e maestro di morale, e intervista il Maggiore Scardone, direttore del Mausoleo delle Fosse Ardeatine.

L’intervista sembra essere una presa per i fondelli da tanto è surreale. Per tutta la durata, Scardone confonde il nome dei GAP (le formazione partigiane operanti nelle città) chiamandoli Gruppi Armati Proletari (uno dei gruppi della lotta armata di fine anni ’70) invece di Gruppi di Azione Patriottica. Baudo, da parte sua, insiste particolarmente sull’idea che i partigiani autori dell’azione di Via Rasella si sarebbero dovuti consegnare ai nazisti per evitare la rappresaglia che, secondo lui, sarebbe stato un atto pienamente conforme alle leggi di guerra. Scardone per la verità cerca anche di dire non aspettarono 48 ore per dare il tempo ai partigiani di consegnarsi, ma il discorso continua a filare. Baudo in ogni caso, dal suo scranno di giudice morale della storia italiana, conclude che i responsabili, non solo non si consegnarono provocando direttamente la strage, ma furono addirittura insigniti di medaglie e fatti deputati (peraltro, è falso che il compagno Bentivegna sia mai stato parlamentare).

Tanto Bentivegna è morto e non può andare da Baudo a dirgli che un pirla che nella sua vita ha presentato Sanremo non può dare lezioni di coraggio

Alle richieste di correzione da parte dell’ANPI, Baudo ha risposto piccato che i fatti storici vanno ricordati, Rai3 invece ha pensato bene di accodarsi al suo conduttore revisionista senza pronunciare verbo.

Il problema non sono solo gli errori pacchiani nella ricostruzione, il problema è l’idea della Resistenza che viene propagandata dalla più democratica della reti televisive. Si parla come se si fosse trattato di uno scontro tra eserciti regolari, come se i nazisti rispettassero un qualche codice d’onore per cui si procedeva alla rappresaglia solo se i partigiani si comportavano in maniera disonorevole.

Si parla, soprattutto, come se la Resistenza non avesse diritto a compiere azioni militari contro l’occupante. Ora, a parte che ci sono tonnellate di sentenze che stabiliscono che l’azione di Via Rasella è stata una legittima azione militare, la questione è che si vuole far passare l’idea che sia esistita una Resistenza Buona, un movimento passivo, possibilmente disposto a farsi martirizzare. Infatti Baudo sostiene che i partigiani avrebbero dovuto fare come Salvo D’Acquisto, consegnarsi e farsi ammazzare, non continuare la lotta. Contrapposta a questa Resistenza Buona c’è ovviamente la Resistenza Cattiva, fatta dai partigiani che lottavano armi in pugno contro i nazisti e i fascisti, esponendo i civili alle rappresaglie.

Ed è questo il revisionismo più subdolo, quello che vuole far passare fascisti e partigiani come due facce della stessa medaglia, gruppi violenti in lotta per il potere infischiandosene delle ricadute sulla popolazione civile. I veri buoni, secondo questo revisionismo, sono quelli che sono rimasti ad aspettare alla finestra e al massimo c’è posto per l’eroismo individuale dei D’Acquisto o dei Kolbe.

E in fondo è un revisionismo che ha un senso da Via Rasella all’Iraq. Se i buoni sono stati quelli della Resistenza attendista e che dopo la guerra hanno portato l’Italia nel campo occidentale, allora i buoni sono anche quelli che 60 anni dopo hanno portato l’Italia in Iraq (e in Afghanistan, e in Libia, e in futuro in Siria) al traino del campo occidentale e dell’imperatore americano di turno.

La prossima volta che ci chiameranno a difendere i mezzi di informazione democratici dal bavaglio, ho idea che mi darò malato.

* Come se non sapessi perfettamente che il 90% di chi legge questo blog sono i compagni che vedono il post sulla mia pagina Facebook.

** L’ho rubato a Don Winslow. Di Winslow va letto tutto.