Il bloqueo e gli innamorati del martirio

Ci sono quelli che sono innamorati del martirio. Quello degli altri, sia chiaro.

Nella storia ci sono molti martiri di cui innamorarsi, parlo di quelli delle lotte per l’emancipazione. Risulta poi normale che sia più facile innamorarsi delle sconfitte onorevoli piuttosto che farsi carico delle vittorie con tutti i problemi che si portano dietro. Per questo è naturale che Fidel Castro sia meno popolare di Che Guevara. Non è più facile fantasticare su quello che avrebbe potuto fare il Che se non fosse stato ucciso piuttosto che ragionare su quello che fatto Castro nel bene e nel male?

Ovviamente non parlo di Cuba a caso. Da quando è stato dato l’annuncio della possibile fine dell’embargo aspettavo pazientemente qualcuno che sbracasse e cominciasse ad accusare Cuba e, possibilmente Raul Castro, di aver ceduto all’imperialismo. Qualcuno che sostanzialmente dicesse che il bloqueo ci doveva piacere perchè era il simbolo tangibile della contrapposizione all’America.

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Vale appena la pena di notare che curiosamente questo atteggiamento finisce con coincidere con quello dei peggiori giornalisti italiani secondo i quali l’embargo era voluto dal governo cubano. Un’atteggiamento talmente falso che anche i giornali americani come il Washington Post sono stati costretti a titolare “Gli Stati Uniti abbandonano il confronto da guerra fredda con Cuba” (vedi immagine sopra).

E infatti chi poteva arrivare a sanzionare i cubani per non aver accontentato il nostro desiderio di avere nuovi martiri? Nientepopodimeno che Diego Fusaro, la nuova stellina pop dell’anticapitalismo con cattedra all’università di Don Verzè.

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Perchè, sia chiaro, chi combatte nel terzo mondo deve sacrificarsi fino a dare la vita o condannare il proprio popolo alla penuria eterna, altrimenti è un ipocrita e un traditore. Chi filosofeggia nel primo mondo, invece, può tranquillamente sparare stronzate.

Il prossimo passo è la difesa del muro di Israele, non osino i palestinesi toglierci la nostra causa preferita.